Mancano cinque giorni al debutto, il tempo dimezza a vista d'occhio, la pressione per una buona performace grava sulle coscienze dei ragazzi, e alcuni di loro cede.
E poi c'è chi sente la carenza di insegnametno della tecnica del Teatro Nō, chi dubita dei risultati da ottenere, chi non riscontra validi stimoli per rimanere e chi, addirittura, nega a quest'arte la capacità di migliorare la presenza del corpo sul palco. Molti abbandonano il progetto.
Il professor Matteo Casari spiega che l'approccio alla tecnica sarebbe più proficua se impegni lavorativi del Maestro non lo obbligassero a tornare in Giappone in anticipo, e per il problema della corporeità e del movimento...beh, discutiamone!
The
Italian Restaurant è
più di un progetto drammatico: è la scommessa giocata dal maestro
Umewaka
Naohiko
che scava nella sperimentazione per una “revisione della
tradizione”: il nuovo
Teatro Nō.
Ciò che preme insegnare loro è proprio la presenza sul palco: far sentire allo spettatore la potenza del personaggio. Ogni muscolo è contratto, pronto per scattare con agilità, precisione, all'unisono con la musica, in sincronia con l'altro. Il segreto è imparare ad ascoltarsi (e ascoltare!).
Ora i ragazzi sono poco più di
una decina, davvero motivati!
In scena c'è una ragazza in piedi, immobile, al centro, e altri due ragazzi sul lato destro, uno dei due con una torcia in mano che si fa luce, e scopre la scenografia: dei tavolini e qualche sedia intorno. Sembra non conoscere il luogo, ne scruta ogni dettaglio.
Fa
luce sulla donna, che, come una presenza eterea, si presenta: “Vivo
a Kyoto. Gestisco un ristorante italiano vicino al lago Nojiri a
Nagano...”
I
due ragazzi sono due samurai, reclamano da mangiare e... eh eh
signori, non possiamo svelare tutto, la sorpresa la riserviamo per
giovedì
10 novembre 2011 ore 21,
ai laboratori DMS!
Lasciatemi anticipare però, che
l'esistenza dello spettacolo vive sospeso sul confine tra l'essere
Uomo e Donna, umanità e bestialità. E che l'uso di semplici
oggetti, come la torcia elettrica, rimandano a concetti filosofici e
antropologici primordiali come la Vita e la Morte.
I temi sono gravosi per i
ragazzi, ma il Maestro li segue passo dopo passo e la complcità che
si instaura tra di loro sembrano delle ottime basi per proseguire.
Chissà perché quando si prova
con la musica sembra che ogni incertezza scompaia! Le note sostengono
i gesti, che acquistano vita propria.
Energia!
Gli attori sono carichi, il
Maestro soddisfatto della giornata.
Arigatou!
Angela
Sciavilla
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