giovedì 10 novembre 2011

Teatro NŌ, una tradizione contemporanea: la quinta giornata di laboratorio al CIMES

8 novembre 2011
Signori cari, a due giorni dal debutto, lo spettacolo è pronto! The Italian Restaurant, scritto e diretto dal Maestro Umewaka Naohiko e interpretato dagli studenti del DAMS, freme per mostrarsi al pubblico.
Dopo cinque giorni di conoscenza tra i partecinpanti, di esercizi di Teatro Nō, di allenamenti, di domande, di dubbi, di rivelazioni, i movimenti in scena concordati, la memoria degli attori è buona, la prova luci superata.


Ora si lavora sui dettagli dei movimenti, sulle intenzioni. Si ripete ogni scena una, due, tre, quattro volte, si cercano espedienti sempre più convincenti ed efficaci.

Il Maestro pretende precisione, coordinazione delle azioni con la musica e lo studio degli spazi.
Ce la stanno mettendo tutta i ragazzi, ma la stanchezza bussa alla porta!
I passi sono giusti, i ritmi rispettati, ma qualcosa viene meno rispetto a ieri: l'energia!
Sanno bene che in scena ogni parte del corpo deve essere attiva, scattante;
sanno che bisogna preparare le emozioni prima della battuta;
sanno che i sentimenti devono intravedersi coi gesti e non solo con le parole;
e sanno che durante la performance il pubblico aspetta con ansia di essere stupito, trasportato in una dimensione surreale, ancora una volta “il confine”, tra il reale e la finzione. Accontentiamoli!
“È questione di good feeling” ribadisce il Maestro. Oggi mancava, però.
Impegnati tutto il giorno in teatro, sotto pressione per i tempi ristretti, concentrazione costante sulle parole del Maestro, ripetitività dei movimenti, si rischia seriamente di scadere nella noia... sarebbe la fine!
Il trucco sta nel “saper ripetere tante volte la medesima scena, ogni volta con intenzioni diverse, con diversa espressività, la gente non si annoia”. Questo è Teatro Nō.
Il trucco sta anche “nell'unire ogni dettaglio sotto l'ala protettrice del protagonista”. Anche questo è Teatro Nō.
Non è il nostro caso”- ribadisce il Maestro - “i dettagli non sono responsabilità solo del primo attore, bensì di ogni partecipante, coalizzati in un unico abiettivo: tendere alla perfezione spettacolare!”.
L'attore deve avere la capacità di essere credibile, e il talento non basta, ci vuole studio. Ciò che arriva a me, spettatore, devono essere i messaggi degli autori, gridati all'unisono, una perfetta fusione di idee e sensibilità.

Devono ascoltarsi e sincronizzarsi: lo spettatore non vorrà vedere una performance frammentata, discontinua, poco coordinata... quel tipo di drammaturgia lasciamola stare, per ora!


Angela Sciavilla

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