-Precisamente!
-Vuol dire che il mio respiro è il mio cuore?
-Sì, certo!
(da
The Italian Restaurant)
Energia, percezione, immaginazione, passione... in una parola sola teatro Nō.
Arte giapponese da secoli ben radicata nel presente, viva grazie all'amore per la tradizione e l'impiego per la sua salvaguardia effettuata dai Maestri giapponesi.
Sei
secoli di storia, che dal Paese del Sol Levante, affiorano dagli
insegnamenti del Maestro Umewaka Naohiko, per
giungere qui, negli spazi del DMS, dal 4 al 10 novembre 2011,
impegnato in un laboratorio intensivo con messa in scena finale di
The Italian Restaurant,
scritto e diretto dal Maestro stesso.
Quindici
ragazzi, selezionati in precedenza per il laboratorio, sono pronti
per iniziare.
3 novembre 2011
Mancano pochi minuti all'arrivo del Maestro, nell'aria freme qualcosa, di nuovo, di strano, di piacevolmento ignoto.
Sguardi
predatori di estesi orizzonti, con la destrezza di una
gioventù affamata di esperienze,
e la dolcezza di un fiore di loto. Fiore
meraviglioso posato sul nono gradino, il più elevato, della scala
performativa
Il
Maestro è in sala prove. Umewaka Naohiko è un shite professionista di
Nō.
La famiglia è un ramo della famiglia Kanze, una delle cinque grandi
famiglie di attori Nō, che discende direttamente da Zeami, pensatore
illustre che rese il teatro Nō
un'importante
forma teatrale.
Ci spiega che è “arte del cuore”, è espressione del corpo tramite l'energia, è concentrazione, è immaginazione e non percezione.
Ci
mostra la posizione fondamentale: postura
retta,
finalizzata a compiere movimenti successivi. Ogni parte del corpo è
vissuta idealmente, un globo di energia in continuo movimento. Si
impara ad ascoltarla, a non disperderla.
E
poi la camminata.
Non è un movimento semplice. É come un'equazione a tre incognite da
risolvere: pavimento, corpo, energia. I piedi colgono le informazioni
del pavimento (o superficie), percepiscono la superficie che stanno
calpestando, sua conformazione, ogni sua deformazione. Solo così lo
spettatore potrà immaginare di calpestare, per conto dell'attore, la
medesima superficie, si immedesimerà.
Prima
di entrare nel vivo del lavoro, “bisogna fornire un punto di
riferimento stabile che faciliti l'emersione di inclinazioni
altrimenti celate dall'attività superficiale della mente” -
ribadisce il Maestro. La meditazione è la soluzione. Un
quarto d'ora di fronte al muro - proprio come l'inventore dello Zen
(che ci rimase per nove anni!)
“Meditare
era necessario per la performance finale? Le energie quanto
influenzeranno sulla recitazione? Come si “ascolta il pavimento”?
E il testo senza logica performativa a cosa porterà?
È ora di pranzo. I ragazzi sono un fiume in piena di emozioni:
disorientati certo, affaticati, affamati, ma curiosi, entusiasti,
affascinati di conoscere nuovi cantucci del proprio io, annebbiati da
una quotidianeità che abbiamo naturalizzato, resa come unica,
possibile conoscenza della realtà.
Ci
si gusta una sigaretta in compagnia per scaricare la
tensione-adrenalina-paura. Sarà sufficiente?
Si
ritorna a lavoro. Le perplessità verranno svelate, le risposte sono
sul palco, non rimane che passare all'atto pratico.
No,
è il Maestro a scegliere gli attori, saranno loro a decidere quando
sarà il loro momento.
Obiettivo:
sperimentare variazioni e innovazioni in ambito drammaturgico e
registico dalla tradizione tecnica del Nō, nel rispetto di alcune
regole di base.
Movimenti
decisi e calibrati, respirazione, cambi improvvisi di espressione,
virtuosismi esclusi, cambi di scena nella scena stessa: questo è
teatro Nō
del
Maestro Umewaka Naohiko, innovativo e al tempo stesso rispettoso delle
tradizioni.
Si
cominciano a scoprire le prime carte del gioco, anzi, le prime
regole! Alcuni dubbi si sciolgono - con palese soddisfazione degli
attori! Saranno pronti a cominciare l'avventura? Il confronto con lo
spettatore? Ma prima... il confronto col proprio Io!
Angela
Sciavilla
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