martedì 26 luglio 2011

Mercuzio non vuole morire: il nuovo lavoro della Compagnia della Fortezza

Mercuzio è ferito a morte sulla piazza della bella Verona. È ferito, ma ancora sussurra. Sussurra sogni e poesia. Mercuzio, il disilluso della storia di Romeo e Giuletta, nel nuovo lavoro della Compagnia della Fortezza, non muore più infilzato dalla lama di Tebaldo, ma soprattutto non muore travolto dalle parole di Romeo alla fine del monologo sulla regina Mab con un “Basta Mercuzio tu parli di niente!”. Nel nuovo lavoro di Armando Punzo, vincitore del premio Ubu alla miglior regia nel 2009, Mercuzio non deve più giustificarsi con un remissivo “È vero, io parlo di sogni”.
Con questa nuova aria, con quest’aria di leggerezza le porte del Carcere di Volterra si aprono per accogliere il pubblico e tutti quelli che non vogliono far morire Mercuzio. Parte così il ciclo di spettacoli che vedranno per questa 25ma edizione di VolterraTeatro, un’invasione di attori e di compagnie che prenderanno in assedio il Carcere: da Ermanna Montanari ai Fanny & Alexander, da Fortebraccio Teatro con Roberto Latini a Francesca Mazza, per nominarli solo alcuni, tutti sono stati chiamati per condividere e partecipare al progetto della Compagnia della Fortezza.   
In una drammaturgia che fonde insieme il vissuto personale della Compagnia della Fortezza con la poesia shakespeariana, Armando Punzo e gli attori-detenuti si confrontano con il tema di Mercuzio. Un tema che è cresciuto a dismisura fino a diventare un valore universale: Mercuzio è simbolo della poesia, dell’artista, dell’attore, della cultura.
La bella Verona che all’inizio del lavoro incombe sulla fragilità  di Mercuzio alla fine sussulta sulle parole di Majakovskij e gira festosa, si ribalta, cambia aspetto. La poesia può cambiare le cose, può cambiare anche una città pesante che tende a schiacciare i poeti e la leggerezza. Così come, se Mercuzio non morisse, forse non ci sarebbe neppure la tragedia che travolge i giovani della meravigliosa favola di Romeo e Giulietta. Allo stesso modo, anche se sono in pochi a crederci, il teatro è riuscito a cambiare un luogo, il carcere, a trasformarlo da istituto di pena a sempre più istituto di cultura.
Armando Punzo ha bisogno di un teatro. La Compagnia della Fortezza ha bisogno di un teatro. La città di Volterra e ogni città libera hanno bisogno di un teatro. Mettere in collegamento e in relazione la città libera con la città reclusa con un teatro stabile è un sogno possibile. Ormai è evidente: il primo teatro stabile a nascere in un carcere è inevitabile.
Josella Calantropo