giovedì 10 luglio 2014

Le Parole e la Città: venti anni di teatro raccontati attraverso le parole dei cittadini

«Un teatro lungo 20 anni, un progetto nutrito nove mesi»: nove mesi per interrogare la città e i suoi cittadini, per chiedere alle varie realtà che in essa si compongono le parole-chiave da cui ripartire per ricreare una città fatta di azioni, di relazioni, di parole che acquistano senso perché non si fermano solo all’essere dette, ma riescono a tradursi in realtà: questo è il materiale di cui si nutre il progetto che la Compagnia Teatro dell’Argine ha presentato nella Sala Tassinari di Palazzo d’Accursio nel corso della conferenza stampa tenutasi il 3 luglio 2014. Un programma ricco di numeri, oltre che di parole, le cui battute finali rientrano nell’ambito di bè bolognaestate: uno spettacolo itinerante che dal 14 al 20 luglio vedrà in azione cento attori e un ospite diverso per ogni sera, un convegno, un laboratorio che dal 7 al 20 luglio racconterà su vari canali il progetto spettacolare, cinque incursioni teatrali, video-installazioni e più di cento abbecedari che potrebbero essere pubblicati, un domani, per dare futuro alle parole che ispirano la rinascita e il cambiamento della città, nella città.


LeParole e la Città è il nome che contiene tutto questo. Un nome semplice e immeditato, capace di raccontare il tipo di teatro che ha caratterizzato le attività della Compagnia Teatro dell’Argine nel corso di questi vent’anni: «un teatro per le persone, con le persone, insieme alle persone», come lo definisce Andrea Paolucci, membro del direttivo artistico della compagnia con Nicola Bonazzi e Micaela Casalboni e con loro rappresentante, nel corso della conferenza stampa, della grande famiglia della Compagnia TdA. Il progetto presentato si qualifica come sconfinato non solo per i numeri, ma anche per la portata esperienziale che propone: lavorando anche a livello internazionale, quest’operazione fonda la speranza di poter rinforzare il senso di comunità partendo dalle relazioni. È esemplificativa, a tal proposito, la rete intessuta tra le varie associazioni nazionali e non conosciute dalla compagnia in questi anni, costruita grazie all’impegno costante della stessa nella mediazione culturale. Nove mesi di lavoro, d’interviste, di ascolto hanno reso, alla fine, tutti protagonisti nel gioco del raccontarsi, sviluppando una drammaturgia partecipata poiché creata da persone che hanno regalato pensieri, ore e parole a questo progetto.
«Il nostro teatro è fatto di relazioni, è fatto di persone che conducono esperienze e relazioni. Ecco perché il nostro spettacolo per festeggiare il ventennale è una relazione tra persone. I cittadini recitano se stessi, a fianco di attori professionisti, e il tutto si svolgerà in un campo da calcio trasformato in luogo teatrale», spiega ancora Paolucci. Nel suo svolgersi, lo spettacolo si rivela un viaggio per spettatore solo, impegnato a tu per tu nella scoperta della bellezza di questa città “ideale”; un viaggio però sempre di matrice teatrale, da terminarsi nella relazione che il teatro esige oltre che creare, strappando lo spettatore alla sua solitudine e restituendolo all’unione del pubblico partecipante nella parte conclusiva, di volta in volta affidata a ospiti diversi. Un grande regalo fatto dalla Compagnia Teatro dell’Argine alla comunità, ma anche un’importante occasione di autoriflessione sul bisogno di definire la portata di “un teatro che vuole farsi territorio in un territorio che forse può farsi teatro, o meglio cultura”, come suggerisce Micaela Casalboni nel presentare i punti alla base del convegno Teatrocentrocittà, che verrà ospitato il 17 luglio all’Arena del Sole. Un convegno che prende le mosse da un dato allarmante, reso noto da Francesco De Biase nel corso delle ultime Buone Pratiche (Milano 2014): il 60% dei cittadini europei non mette mai piede in un luogo di cultura, e in Italia la percentuale sale all’ 80%.  Dati che rivelano come la maggior parte dei cittadini non trovi spazio per la cultura nella sua quotidianità, probabilmente perché continuano a ritenerla elitaria; dati che denunciano il bisogno di dimostrare l’infondatezza di questi preconcetti e dare luogo a tentativi di soluzione, come proveranno a fare i relatori impegnati nel convegno, appartenenti a svariate categorie impegnate nel mondo teatrale (artisti, critici, tecnici ma anche spettatori) e invitati, alla fine dello stesso, a esporre le loro idee in quattro tavoli di lavoro attorno ai quali applicarsi attivamente nella ricerca di una possibile soluzione: ancora una volta, tutto parte dalla relazione. Inoltre, cinque incursioni cittadine invaderanno Bologna dal 10 al 19 luglio, sviluppando azioni teatrali itineranti che vedranno comunità di persone, contraddistinte dalla gioia propria della partecipazione teatrale, impegnate nel raccontare la città con parole usate da scrittori, pensatori, poeti e non solo. Tra le possibilità offerte da questo progetto, rientra il laboratorio condotto da Massimo Marino, non a caso intitolato Il teatro La città Lo sguardo: queste tre parole guideranno lo spettatore nell’acquisizione di una maggiore consapevolezza  nel relazionarsi allo spettacolo, consentendo ai partecipanti di rapportarsi con il difficile lavoro dello “sguardo che racconta” la magia teatrale.


Il progetto si rivela interessante anche per le modalità di fruizione offerte al pubblico, accompagnato nel suo visitare i luoghi di questa città “ideale” da un’audioguida che racconterà le parole e le storie all’origine della città, prevedendo ben tre lingue diverse e modalità di fruizione apposite per bambini e audiolesi. Ancora una volta, la Compagnia Teatro dell’Argine pone alla base del suo lavoro l’importanza dell’inclusione culturale, e la validità del suo impegno in questa direzione viene sottolineata dalle parole usate da Isabella Conti, sindaco di San Lazzaro, nel raccontare come «questo spettacolo chiarisce il ruolo che la Compagnia Teatro dell’Argine ricopre per il territorio e per la comunità: da vent’anni crea cultura, genera ricchezza e slanci verso la cultura, e il modo con cui questi vent’anni vengono celebrati ribadisce l’appartenenza del teatro alla città come luogo ma anche come comunità di persone, e soprattutto l’importanza delle parole: le parole creano identità e aprono possibilità riflessive, inducono all’autocoscienza e permettono a ciascuno di essere attore, nel senso di essere persona che agisce per creare rete, relazione, comunità».  Parole forti, se si pensa al particolare stato di disinteresse in cui, a livello nazionale, spesso languiscono realtà teatrali di questo tipo e al ruolo importante che i cittadini ricoprono, nel dimostrarsi lungimiranti rispetto alle pubbliche istituzioni nei confronti di realtà impegnate nella creazione di relazioni e nella consapevolezza dell’utilità pubblica della cultura, come osservato nel suo intervento da Alberto Ronchi, assessore alla Cultura e ai Rapporti con l’Università del Comune di Bologna.

È un progetto grande, grande quasi quanto una città, al cui centro vi è un’idea di teatro e di relazione capace di abbracciare vent’anni di attività nel corso dei quali l’identità della Compagnia Teatro dell’Argine si è consolidata attorno alle persone, alle azioni che coinvolgono le persone, alle possibilità che apre l’arte. È la celebrazione di quello che il teatro dovrebbe essere: un luogo, un tempo fatto di relazioni, uno sguardo tra persone capace di creare comunità. 

Elvira Scorza