Accostarsi ad uno spettacolo come La mecedora, Las idiotas (On – The – Go) + invitados, vol. 6, in scena all'Antic Teatre di Barcellona, significa dover abbattere immediatamente, dal primo battito di ciglia, all'ultimo respiro, qualsiasi regola di convenzione del “buon teatro”.
Ciò che accade infatti, è di restare inevitabilmente
catapultati all'interno di un susseguirsi continuo di frammenti drammatici,
dove non esiste un principio organico e di consequenzialità tra l'uno e
l'altro, ma tutto viene accomunato da un'unica e ridondante domanda ¿Qué te
mueve?, ¿Cosa ti scatena?
Lo spettacolo si caratterizza, a partire dal titolo,
di una sedia, di idiote ovvero le attrici, e los invitados, ovvero il pubblico.
Da tutti questi elementi si forma una playlist di impulsi, dove ogni frammento
drammatico tende verso nuove strade di espressione dal movimento del corpo,
alla musica, agli effetti sonori, nel tentativo di trovare un contatto tra i
corpi che si muovono in scena, alla ricerca di un proprio posto nello spazio,
anche tra gli spettatori. Il pubblico diventa l'elemento generativo e tangibile
del caos performativo, fattivamente all'interno dello spazio scenico: spetta a
lui, infatti, tramite l'estrazione di alcuni numeri, predisporre la sequenza
dei frammenti drammatici, che apparirà così in un ordine ogni sera diverso.
Il tutto viene ad assumere così le sfumature
di un rischio, quello di una sequenzialità mai prevedibile, e di cui il
pubblico si ritrova ad essere primo artefice.
'Los invitados' avvertono immediatamente la
sensazione di prendere parte ad un gioco-rituale: nessuna porta principale,
nessuna indicazione di “entrata al teatro”. Tutti gli spettatori seguono un
inserviente per un lungo corridoio
laterale che porta direttamente all'interno del luogo performativo.
Ci si trova così disposti lungo il perimetro dello
spazio scenico, disposti su alcune sedie, con gli occhi che restano per un
attimo fissi ed imbambolati verso le poltroncine di sala che restano vuote,
invalicabili oltre un cordone bianco.
Ad accogliere gli spettatori, una danza
ritmata, frenetica, che vede coinvolte tutte le attrici in energiche sinuosità spesso
portate all'estremo subito prima del brusco arresto.
Un'attrice armata di microfono chiede a
ciascun spettatore di partecipare ad un sorteggio, estraendo i numeri da
un'anfora, così da dare il via alla sequenza dello spettacolo. Ci sono tutti i
numeri, dall'1 al 10.
Si inizia dall'ultimo pescato, escono il 5 poi
l'1, il 10, l'8, il 6, il 7, il 4, il 9, il 3 e il 2.
Ad ogni numero corrisponderà un cartello che
segnalerà il titolo del frammento drammatico.
Entrare nel vivo della dinamica performativa dello
spettacolo significa scontrarsi con frammenti scenici diversi l'uno dall'altro,
uniti dalla ricerca, dalla definizione, dalla possibilità di numerose modalità
espressive. Il tramite per tutto questo, l'espressione di impulsi che si
manifestano attraverso il linguaggio corporale delle attrici.
Il primo, il 5, La lucha la libre (La lotta,
la libera), si caratterizza per un ritmo spasmodico, all'interno del quale una luchadora
simula i gesti e i movimenti di un combattimento. Nell'1, Antena ultrasonica,
un'attrice si dimena saltando da una parte all'altra dello spazio scenico,
cercando di ricreare effetti d'ultrasuono, tramite grida stridule e acute. Si arriva
così al 10, la Corrupción, dove i corpi delle attrici, muovendosi alla ricerca
di un contatto tra loro, sfoggiano scialli drappeggiati in oro, arrivando a
mangiare alcune banconote da 50 euro, per poi sputarle direttamente al suolo.
Le attrici si immergono completamente in un mantello dorato, lo scuotono,
provocando un forte rumore dal quale si darà alla luce una vita: “Mama”, una
nascita dalla corruzione. L'8, il frammento del Lado a lado, nel quale viene
richiesto agli spettatori, dando ascolto ai propri impulsi, di catapultarsi
all'altro lato della stanza. Poi il 6, The
virgins, dove si assiste alla corsa di una vergine, intenta a scappare dal
terrore, inseguita da un uomo che alla fine ucciderà. Il 7, Il fantasma,
incalza il tempo sventolando il suo mantello dorato, fino a bruciare una
banconota di cinque euro. Il 4, Fuck my butterfly, un'attrice salta disperata,
si dimena fino a catapultarsi contro gli spettatori, trascinando alcuni di loro
all'interno dello spazio scenico. Si arriva al 9, Que te mueve, il fulcro dello
spettacolo, dove il pubblico viene interrogato sugli impulsi che gli derivano dall’allestimento.
E da ultimi il 3, El fauno, dove si assiste alla metamorfosi dell'attrice in un
fauno, per terminare con il 2, El beso, un bacio tra due attrici che si
prolunga nel tempo, al rallentatore, con le lingue di ciascuna che si inseguono
nello spazio.
Ad epilogo del susseguirsi ritmato dei
frammenti, ritorna la danza, come libero sfogo dei propri impulsi, mirata a
coinvolgere questa volta anche los invitados.
La mecedora, Las idiotas (On – The – Go) +
invitados, vol. 6 racchiude al suo interno una ricerca di linguaggi, suoni, ed elementi partecipativi tra loro differenti per
originare un significato nuovo dell'arte scenica. La partitura drammaturgica appare
così racchiusa nei corpi che diventano il punto zero da cui ripartire per una
creazione scenica che sappia ricercare uno spazio e un linguaggio completamente
nuovi, abbattendo ogni barriera, anche quella teatrale.
Le mini-pieces della performance si potrebbero
definire come una lotta di impulsi, volta al tentativo di rendere visibili e
duraturi i linguaggi del corpo, per smascherare le dinamiche latenti della
lotta, della corruzione, dell'amore, della verginità, degli scambi,
dell'affermazione del proprio posto nel mondo. Il tutto accompagnato
dall'importanza della casualità che sembra originare e dominare quanto ci
circonda, senza per questo far perdere di valore e di importanza ogni singolo
frammento, ogni attimo, ogni impulso.
Una ricerca, un lavoro che traccia una linea
importante sul valore fondativo del lavoro scenico stesso, concepito nella sua
dinamicità, nel suo essere mutevole, nel suo costante ed inarrestabile bisogno
di definirsi altro da quanto precostituito.
Ci si chiede se La mecedora, Las idiotas (On –
The – Go) + invitados, lavoro magistralmente compiuto da cinque giovanissime
attrici, Amaranta Velarde, Diana Gadish, Maria Mavridou, Melissa Cisneros,
riesca a tracciare un punto nuovo e contagioso all'interno dell'impulso
teatrale sperimentale, o se non rischi, all'interno di dinamiche spesso forse
fin troppo aleatorie, di perdersi nella fatalità del caso.
Visto
all’Antic Teatre di Barcellona,
il 14 novembre 2013.
Carmen Pedullà
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