giovedì 21 novembre 2013

Qual era l'intenzione di Barbablù? AltrArteTeatro risponde con la diversità


Novellara (RE). Domenica 24 novembre presso il Teatro Franco Tagliavini va in scena Il Tuo Sguardo Mi Fa Paura. Non è solo uno spettacolo diretto dal regista Matteo Carnevali, ma anche un progetto di laboratorio di ricerca e formazione teatrale rivolto a soggetti diversamente abili. 


Liberamente ispirato alla favola di Barbablù di Charles Perrault e arricchito con testi di Alda Merini, Maxence Fermine, Mariangela Gualtieri e Friedrich Nietzsche, racconta della disperata solitudine che sempre accompagna ogni tipo di diversità. Solitudine da cui è impossibile fuggire.
È la terza produzione de La Trilogia delle Favole (dopo la rivisitazione di Pinocchio di Collodi e Biancaneve dei Fratelli Grimm) portate in scena in diversi stagioni nei teatri dell’Emilia Romagna. Scrivono testi originali per realizzare spettacoli che uniscano le figure allegoriche presenti nelle fiabe con i racconti autobiografici dei protagonisti. 

Nati nel 2008 col nome di AltrArteTeatro, perseguono una scelta precisa e radicale: la realizzazione di spettacoli che non prevedano la presenza di ragazzi e adulti normodotati come attori, bensì azioni teatrali e drammaturgie che valorizzino le caratteristiche dei soggetti disabili presenti nel gruppo.

“Vuole essere un viaggio onirico e rarefatto nella solitudine e nella paura che la menzogna può generare. Il punto di vista tradizionale secondo cui il protagonista è una sorta di orco malefico, che colleziona i cadaveri delle sue spose, viene rovesciato e lo spettacolo prova ad analizzare più in profondità la figura di Barbablù, a ipotizzare le possibili origini alla sua rabbia, alla delusione e alle sue paure”- si legge nelle note di regia - “Il nostro approccio può essere definito artigianale”. 


Un lavoro di preparazione e definizione dello spettacolo molto lungo, che nasce dall’esigenza di allontanarsi dalla trama originale della fiaba, per definire un punto di vista risolutivo da cui raccontare la storia. Un lavoro che tenta di raccontare una nuova versione delle vicende in modo chiaro e suggestivo e per dare la possibilità agli attori di riempire lo spazio scenico e lo spettacolo con i loro corpi, i loro ritmi, la loro intrinseca poetica senza concessioni al pietismo o alla facile accondiscendenza.
Per gli attori di AltrArte, il fare teatro rappresenta un modo per poter soddisfare il proprio bisogno di indipendenza, per poter mostrare le proprie competenze e per potersi emancipare come esseri umani. 

Qual era l’intenzione di Barbablù?

“Da questo lavoro di ricerca è nato lo spettacolo, dal quale emerge con forza e in modo inaspettato una riflessione (grido di dolore?) sulla solitudine. Solitudine vista non come scelta volontaria ma come conseguenza, come imposizione. Il nostro Barbablù si pone in modo semplice e disincantato di fronte alla vita, cercando le presenze e le vicinanze necessarie per rendere l’esistenza sopportabile. A fronte di queste richieste-aspettative il protagonista riceve in cambio solo menzogne e di conseguenza la sua reazione sarà dura ma necessaria, il sacrificio delle spose bugiarde è indispensabile per mantenere la purezza iniziale di Barbablù”.



In scena a Novellara (RE), domenica 24 novembre presso il Teatro Franco Tagliavini
Per info: www.altrarte.eu.

Angela Sciavilla

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