mise en scène Angelica Liddell
Le contraddizioni dell’amore
Sul palco in posizione centrale una tavola da ping-pong con quattro sedie, sullo sfondo uno schermo. Al tavolo siedono per la maggior parte dello spettacolo i quattro attori: un uomo e una donna vestiti da militari cinesi comunisti, Angelica Liddell in completo rosso sgargiante e parrucca azzurra, e un uomo con un costume di piume gialle, la cui funzione sembra limitarsi a portare all’inizio un cane in scena, a cui vengono insegnate le regole base del ping-pong. Il tavolo da ping-pong serve per l’interrogatorio politico-amoroso rivolto alla Liddell, mentre lo schermo viene usato un’unica volta per trasmettere l’assai noto (ma non in Cina) video di Piazza Tienanmen, in cui i carri armati dell’esercito vengono bloccati da un uomo solo. In quest’occasione i quattro attori mimano i movimenti dell’uomo, in una danza che ritorna anche in seguito senza video, con l’Orfeo ed Euridice di Gluck in sottofondo. La musica e la storia di Orfeo ed Euridice, il cui libro viene bruciato dal militare, testimonia dell’amore non corrisposto della regista per la Cina. Un amore incompreso, sottolineato a ogni piè sospinto, con fin troppa ridondanza dalla Liddell. Anche il finale anarchico e caotico, fatto di lanci di spaghetti cinesi, palline da ping-pong, baci e abbracci tra Angelica e l’attrice - prima militare, vorrebbe forse testimoniare la «bellezza controrivoluzionaria» incancellabile della Cina, ma in fondo rende più le contraddizioni di quest’amore, sottolineate nel testo dalla stessa autrice-artista. La Liddell sbatte in faccia al pubblico quest’amore che sembra così grande, ma alla fine ha la statura dei soldatini in miniatura usati in scena. Questi mostrano fin troppo bene il rapporto della Liddell con la Storia della Cina, conosciuta ed esibita come un campo di battaglia con pezzi da muovere. Anche la notevole padronanza del corpo degli attori, su cui si muove sinuoso il fluente dettato spagnolo, oppure la pur commovente testimonianza dell’attore-militare sulle violenze della rivoluzione culturale (un finale ideale, ma così non è stato), si infrangono purtroppo su quest’opprimente, ideologico e superficiale sguardo occidentale, giustificato in nome di un amore a questo punto poco credibile, e anche un poco ridicolo.
In scena al Gymnase du lycée mistral.
Ouvert!
Conception Groupe F
L’intensa e commovente bellezza dello spettacolo di fuochi d’artificio, acrobazie aeree e di luci e disegni, in occasione dell’apertura del festival e dell’inaugurazione del suo nuovo edificio di residenza e sala prove per gli spettatori, la FabricA, hanno permesso di cancellare la fastidiosa impressione lasciata dallo spettacolo della Liddell, di cui bisogna comunque riconoscere la bravura e l’interesse per le tematiche sollevate. Per quanto riguarda Ouvert, soprattutto l’alternarsi di disegni molto intimi quali quelli dei bambini, proposti al fine di evocare l’edificio precedente (una scuola colpita dai tagli all’istruzione), e immagini-video invece folgoranti e a tratti anche angoscianti, hanno dato il respiro più ampio a questa mirabile opera multimediale. In sintesi, emozioni intense (positive e non) “chiudono” l’apertura del festival di Avignone 2013.
In scena alla FabricA.
Fabio Raffo
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