L'alchimia del reale
La fantasia poetica si colora di reale e assume i panni di un cuoco immigrato che si racconta sotto i riflettori puntati di un palcoscenico. Così la pluripremiata Compagnia della Fortezza di Volterra ha presentato lo scorso venerdì 8 aprile, presso i Laboratori Dms, all'interno della rassegna Stanze di teatro in carcere (progetto itinerante che proseguirà a Ferrara e a Modena), la prima assoluta del suo nuovo spettacolo Il sogno di Faust, liberamente ispirato all'opera di Pessoa e interpretato magistralmente da Jamel Soltani con la partecipazione straordinaria di Isabella Brogi. Il drammaturgo e regista Armando Punzo riconferma ancora una volta l'impegno di un lavoro incessante, di una lotta contro i limiti e i pregiudizi della realtà che ci circonda e di cui siamo noi stessi in parte i fautori. Una lotta, quella di Punzo e della sua compagnia, attiva dal 1988, che fa della verità un baluardo per poi rivestirlo di arte ma di quella più sublime.
Nello spettacolo l'alchimia della cucina si fa scrittura scenica e il cuoco-Soltani, egli stesso segnato dalle ferite interiori di un viaggio per mare verso una cieca speranza, taglia con le sue proprie mani i prodotti della terra, frutto del lavoro di altri migranti. E così tra coltelli e fornelli, tra ferite e fiamme, le parole del cuoco riempiono la sala e accompagnano i filmati proiettati alle sue spalle, quasi fossero un pesante fardello o una croce che lacera la schiena. Si tratta di sbarchi, di campi per immigrati, luoghi di lavoro e molti riferimenti ai fatti di cronaca di Rosarno in Calabria. Canzoni, domande e discorsi interrompono il flusso continuo del racconto del cuoco e ne scandiscono il ritmo. Soltani dà pienamente voce e corpo a quel dolore che non è mera immagine di repertorio ma è reale e profuma di quotidiano, come il suo soffritto. Il disperato desiderio di confondersi in un paese per lui straniero, di creare alchimia non solo in cucina ma con i cuori di quella gente tra cui vorrebbe trovare un posto solo suo e non sbagliato, costituisce un sottofondo costante nel personaggio di Soltani e supera qualsiasi convenzione teatrale.
I coltelli di quella cucina poetica e così quotidiana rimandano purtroppo anche alla rabbia degli ultimi tagli. Non si tratta di cuochi questa volta, ma del Comune di Volterra che ha appunto di recente tagliato 20.000 euro ai 70.000, stanziati lo scorso anno per Volterrateatro, il festival che offre la possibilità di realizzare spettacoli in carcere, facendo così di un luogo di reclusione un centro di cultura che per di più è uno tra i più produttivi e qualitativamente elevati d'Italia.
Armando Punzo, autore della straordinaria idea di un teatro stabile in carcere, continua a mantenere lo sguardo dritto al futuro e anzi con ancor più determinazione, forte della sua capacità non solo artistica ma soprattutto umana di rendere teorie troppo lontane e orizzonti apparentemente bui delle quotidiane realtà intrise di arte e umanità, come il suo soffritto.
Daniela Delzotti
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