È ancora una questione di tempo. È ancora l’eterno problema del “Signor tempo” che la società della velocità insegue pagandolo a caro prezzo. Correre per avere più tempo e per fare più cose. E il tempo da spendere per un hobby? È un lusso valido solo per gente già troppo ricca? O forse anche per gente a cui non importa di diventare ricca? È forse solo un lusso per artisti? Xavier Le Roy coreografo francese si prende gioco del pubblico invitandolo a partecipare al suo ennesimo tentativo sullo studio di attraversare i territori della danza: questa volta è toccato al Butoh.
In prima italiana, inserito nella rassegna di F.I.S.Co 2011 - Festival internazionale dello spettacolo contemporaneo - Product of other circumstances è una performance che richiama la leggendaria opera dell’artista francese Product of circumstances del 1999. Infatti il comune denominatore del festival è per quest’anno “Segue”: c’è nelle scelte degli spettacoli da presentare - come spiega Silvia Fanti direttore artistico della rassegna - “un particolare interesse per creazioni e circostanze, tra ruoli e funzioni, tra saperi consolidati e riformulazioni”.
Questo lavoro comincia nell'ottobre 2009. In seguito a uno scambio di email con Boris Charmatz, Xavier Le Roy crea una performance intitolata Xavier makes some rebutoh per il Musée de la danse di Rennes. In quanto risultato di una ricerca fatta nel tempo libero, questo prodotto potrebbe essere qualificato come lavoro amatoriale. Product of other circumstances è l'estensione di questa esperienza, una performance che racconta la narrazione di un lavoro illustrata dai tentativi di avvicinarsi - e incorporare - una danza estranea, utilizzando fonti disponibili per chiunque come internet, libri, ricordi e aneddoti.
Certo il coreografo, danzatore e micro-biologo francese gioca con il tempo. Non può aver imparato la complicatissima arte del Butoh in due ore, ma al pubblico che assiste attento e divertito al racconto-perfomance fa credere che chiunque, volendo, possa imparare: bastano solo due ore da “buttar via”. Si propone come dilettante ma al contempo come professionista, aprendo una voragine tra il tempo (lavorativo) d’artista e il tempo (hobbistico) d’artista: c’è differenza? Uno dovrebbe essere pagato e l’altro invece no?
Il collegamento tra abilità e dilettantismo di Le Roy ci ricorda che tutti possiamo diventare virtuosi di qualunque cosa amiamo fare. A patto però di farlo “gratis”e a perditempo: questa, per assurdo, pare essere condicio sine qua non.
Josella Calantropo
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