Macadamia Nut Brittle, pieno di emozioni, va in scena a Bologna il 10 febbraio a Teatri di Vita, un giorno più tardi del previsto a causa del lutto inaspettato di un attore. Sarà perché le repliche, per questo motivo, sono state ridotte a due soltanto, ma la sala è strapiena. Sono tutti felici di aver visto lo spettacolo di Ricci e Forte, considerati gli enfants terribles della drammaturgia italiana. La produzione di Macadamia Nut Brittle, realizzata in collaborazione con la rassegna di teatro omosessuale Il Garofano Verde, ha permesso loro di far breccia nei cuori del pubblico italiano e, parlando di me stessa, anche in un cuore spagnolo: sono in Italia in Erasmus e, dal mio punto di vista, posso dire che anche se ho avuto difficoltà a capire i dialoghi e alcune espressioni alla perfezione, sono in grado di effettuare una valutazione di tutto ciò che lo spettacolo mi ha dato. Per la prima volta da molto tempo ho visto la voglia di drammaturghi di esprimere idee e sentimenti, come credo dovrebbe fare il teatro contemporaneo, abbandonando vecchi modi di messa in scena di testi scritti nel passato, che per sfortuna sono ancora presenti in molti teatri nazionali di prestigio.
Macadamia Nut Brittle è un passo in avanti e rivendica che il teatro sia qualcosa di più che la sola recitazione di un testo. Anche se Macadamia è ispirato ai romanzi di Dennis Cooper, sono molti i fattori coinvolti nello spettacolo: il progetto di regia, la drammaturgia, l’interpretazione, la musica, la scenografia, il pubblico... Ricci e Forte offrono un esempio di quello che dovrebbe essere il teatro del XXI secolo, una performance davvero scenica dotata di un carattere internazionale, comprensibile dal pubblico più vario. Come nel mio caso per esempio: anche se mi mancano le competenze linguistiche per capire bene lo slang italiano e vorrei leggere i testi originalie di Dennis Cooper per apprezzare il loro adattamento e rendermi meglio conto di com’è l’interpretazione degli attori, mi sento in grado di fare una critica dello spettacolo: basta avere i sensi aperti e pronti a ricevere emozioni per essere in grado di dire che Macadamia Nut Brittle è un lavoro di prima classe.
Ricci e Forte mi hanno trasmesso sentimenti che era molto tempo che non mi aveva regalato nessun altro spettacolo teatrale: compassione, amore, tenerezza, angoscia, rabbia, allegria, passione... e soprattutto una morale.
Questa, forse, mi è sembrata un po’ confusa, le mie carenze linguistiche e la complessità dei temi trattati aumentano la possibilità di percezione soggettiva dello spettacolo, cosa che, penso, lo rende più interessante da analizzare. Questo lavoro svolge due rami tematici: i mezzi di comunicazione di massa e il consumismo, la sessualità libera.
Questi due soggetti, che inizialmente sono esposti parallelamente, saranno collegati alla fine dello spettacolo, in forma equiparata, abitando insieme, suggerendo una possibile connessione tra loro: si può considerare il consumismo e la dipendenza dal sesso come una stessa cosa? Si deve considerare una dipendenza o è semplicemente un modo per educare e far loro vedere che non è proprio così grave?
Forse pretende di dimostrare che siamo tutti uguali, che in fondo sentiamo tutti una stessa passione per il sesso selvaggio e le multinazionali e, allo stesso tempo, fa una critica della società dei consumi selvaggi in cui stiamo vivendo, suggerendo che questi eccessi sono sempre pericolosi e catastrofici?
Molte domande sono generate al termine dello spettacolo, molte riflessioni nate nelle menti degli spettatori, alcuni sorpresi di più rispetto a altri, ma tutti con questioni esistenziali, dopo aver visto gli attori feriti in rapporti che evocano un’orgia continua, violenta, dove si possiede e si è posseduti come cose disperate, mentre indossano le maschere dei Simpson e abitano nelle casette di Winnie the Pooh. Surrealismo? Critica sociale? La seconda opzione è la più azzeccata secondo me, un tipo di critica sociale suggestiva, con l’intenzione di provocare una riflessione ma senza offrire risposte e soluzioni, con l’intento di educare e, soprattutto, di produrre reazioni da un pubblico ricettivo.
Un desiderio terribile di leggere i libri di Dennis Cooper e un sentimento di piena soddisfazione per aver potuto assistere a uno spettacolo di questo livello di interpretazione/realizzazione da tutti i punti di vista.
Penso che gli attori abbiano avuto veramente fortuna a poter sperimentare in scena tutti questi sentimenti; pochi sono quelli che oggi lo possono fare. Ma anche, penso che il merito assoluto della buona riuscita dello show sia dovuto a ciò che i drammaturghi hanno voluto esprimere.
Grazie Ricci e Forte, grazie per aver rilanciato il teatro in forma di arte contemporanea.
Dina Caball Olivet
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