sabato 26 marzo 2011

Stracci della memoria



A livello sensoriale lo spettacolo Stracci della memoria  è avvincente. Appena entrata nei Laboratori DMS, l’atmosfera è completamente diversa da quella scura e piovosa che avevo abbandonato all'esterno. Sedendomi al bordo del palco, i confini fra lo spazio teatrale e me iniziano a dissolversi, in empatia con la performance che sto per vivere in cui i confini dei ricordi, delle sensazioni interne e delle emozioni manifeste sono fluide e in continuo ridisegnamento. Prima dell'entrata dei due performer, Anna Doro Dorno (la regista) e Nicola Pianzola (che ha partecipato pure alla drammaturgia della performance), l'organizzazione simbolica del palco richiede attenzione. A parte qualche momento in cui la fluidità è interrotta, durante tutto lo spettacolo il senso di incanto e di immersione nel mondo privato di due persone sconosciute e nel loro rapporto intimo, intenso e normalmente privato è costante e perpetuo.


Questa creazione di uno spazio astratto è molto lontano della quotidianità ma fatto in sostanza di esperienze e di rapporti umani. La scena è composta da un circolo di sabbia bianco, un altro di sabbia gialla-marrone circondato da candele e un semicerchio di rocce; si trasforma organicamente durante la performance insieme all'aspetto degli attori, andando a  creare il senso di un viaggio condiviso. Le sembianze dei performer, inizialmente vestiti in modo formale e ordinato, passano attraverso il disordine acquisendo alla fine un aspetto selvaggio.  Durante lo spettacolo, anche i movimenti e le loro voci attraversano diversi stadi: .il controllo e la solennità iniziale si dissolvono, arrivando a una fisicità energica accompagnata da canzoni che mutano dalla forma originale e si avvicinano ai suoni primordiali. Per esternare quello che normalmente è nascosto e mostrare le delusione e la disparità che nasce fra due persone è richiesta sia la vulnerabilità che la forza, qualità che in Stracci della Memoria sono messe sulla bilancia in modo efficace e coinvolgente.

Sherene Meir

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