mercoledì 13 marzo 2013

Intervista a Oscar De Summa - parte seconda

F. Nell’Amleto questa formula della commedia dell’arte riesce a trovare più facilmente una sua ragion d’essere grazie all’elemento di metateatralità insito nel dramma. Nell’Otello siete comunque riusciti ad applicare questo modello in generale sul dramma, così come avete fatto con Amleto?

O. No, infatti il modello non è simile. Verificando il materiale scritto nel momento della messa in scena, ti accorgi che, mentre l’Amleto ha questa struttura di scatole cinesi, che serve al fine del dramma di far perdere al lettore il senso della realtà, così com’è successo ad Amleto, nell’Otello invece abbiamo trovato una struttura apparentemente più lineare, ma vorticosa in alcune situazioni specifiche. Ciò non toglie che al suo interno ci sono dei momenti da commedia dell’arte, a cui sicuramente Shakespeare ha pensato. Per esempio all’inizio del testo la scena di Iago e Roderigo ricorda il modello della scena dello zanni e dell’innamorato, sotto la casa di Pantalone.

F. Quello che dici rispetto alle due strutture così diverse dell’Amleto e dell’Otello mi fa pensare allo spettacolo dell’Amleto a pranzo e a cena. In esso i continui scambi di ruolo, i passaggi da un personaggio all’altro, le entrate e uscite dallo sfondo arazzo scandivano un ritmo rapidissimo e vorticoso, dove solo Armando Iovino impersonava un unico ruolo, Amleto. Invece nell’Otello, che definisci più lineare, siete due attori a interpretare un solo ruolo, tu impersoni Otello e Armando è Iago.

O. Anche questa è una differenza rispetto all’Amleto che abbiamo trovato nel momento delle prove. Noi stessi credevamo di mantenere un solo ruolo fisso, come abbiamo fatto in Amleto, per cui Amleto è il depresso che trova un’eco quanto mai contemporanea, in realtà in Otello abbiamo incontrato due personaggi maggiori, Otello e Iago. Mentre è stato possibile dare una valenza diversa, cangiante agli altri personaggi, per Otello e Iago non abbiamo potuto fare a meno di mantenerli intatti fino alla fine. Come se fossero due facce della stessa medaglia, come hanno detto molti studiosi dell’Otello, tra cui Alessandro Serpieri: in realtà Iago è contenuto in Otello. Cioè è quella parte di noi che ci suggerisce l’inganno, anche quando l’inganno non c’è. Gli altri personaggi invece entrano ed escono tutti velocemente dalla storia, così come gli attori entrano ed escono velocemente dai personaggi, esattamente come succedeva nell’Amleto.

F. Quindi arrivate a fine spettacolo completamente esauriti, immagino. Visto anche tutti i movimenti tecnici...

O. Normalmente sì. Più che altro alla fine abbiamo seri problemi d’identità.

(segue...)

Fabio Raffo


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