Caino: la radice violenta e attiva di ognuno
di Carolina Ciccarelli
Il 28 e il 29 marzo, pressol'Arena del Sole, il centro La Soffitta presenterà le ultime repliche italiane dello spettacolo
Caino è noi. Caino è il male che attraversa l'umanità. Caino è anche l'uomo della tecnologia, il primo ad aver fondato una città e ad aver iniziato a lavorare il metallo. È il male, la solitudine del male che, oggi, noi possiamo profondamente capire. Gli siamo vicini, indirettamente e inconsapevolmente, siamo suoi fedeli compagni. Viaggiamo verso la sua stessa direzione. Fratricida per invidia, Caino è colui che fa. Produce, lavora, costruisce, si ingegna.
“Qualunque gesto attivo ha una radice violenta”, dice Mariangela Gualtieri. Noi siamo degni eredi di questa radice. Da quella nasciamo e a quello si ricollegano i nostri rami, consapevoli che siamo nati per agire.
Temi inafferrabili quelli della storia dei figli di Adamo ed Eva. Tanto che il processo di scrittura della drammaturgia poetica è durato ben tre anni, fino al debutto alle Fonderie Limone di Mocalieri per la Stagione del Teatro Stabile di Torino il 13 gennaio 2011.
Un viaggio nella parte buia che è dentro ognuno di noi, quella parte autodistruttiva che ci fa dimenticare il nostro prossimo, il nostro fratello muto, l' Abele che ci è di fianco.
Le immagini create dalla mano registica di Cesare Ronconi, fedele compagno d'arte della Gualtieri, aggiungono concretezza alle parole che la poetessa - che in questo spettacolo torna sulla scena nei panni di un angelo e di una mendicante - ha consegnato alla profonda voce di Danio Manfredini. Tra gli altri interpreti, la giovane promessa Leonardo Delogu, la splendida danzatrice Raffaella Giordano e Giacomo Garaffoni. Susanna Dimitri, Sara Leghissa, Isabella Macchi, Silvia Mai, Daria Menichetti, Mila Vanzini formano il coro tragico e muto che assiste, accompagna e partecipa alle azioni dei protagonisti. La musica è suonata dal vivo da Enrico Malatesta e da Alice Berni, i cui suoni, tra percussioni ed elettronica, riuniscono quel senso di primitivo e di contemporaneo racchiuso nel primo figlio dell'uomo.
La drammaturgia poetica di Mariangela Gualtieri
di Carolina Ciccarelli
In un periodo in cui la parola viene privata del suo peso, svuotata della sua essenza vitale e la poesia sa di qualcosa che appartiene a un passato letterario, noi, oggi, abbiamo la parola poetica di Mariangela Gualtieri.
Cesenate,
classe
1951,
è
fondatrice,
insieme
a
Cesare Ronconi, del Teatro Valdoca, di cui è drammaturga
anche
se,
prima
di
tutto,
è
una
poetessa.
Una
di
quelle
che
ama
follemente
la
parola.
Che
sia
detta
in
teatro
o
che
sia
scritta
sulla
carta,
l'importante
è
che
sappia
essere
portatrice
di
una
carica
esplosiva.
Scoccata
come
una
freccia,
la
parola
poetica
deve
colpire.
Il
cuore,
la
mente,
l'istinto,
lo
stomaco,
il
pensiero,
non
importa.
Frutto
di
un'anima
agitata
dal
mondo
esterno,
da
cui
riceve
tormento
e
ispirazione,
questa
parola
si
riversa
in
quello
stesso
mondo,
spinta
dalla
necessità
di
dire,
urlare.
Non
necessariamente
ingabbiata
nella
metrica
e
nella
forma,
la
parola
è
sciolta
e
fluida,
scorre
libera
verso
chi
è
pronto
ad
accoglierla.
Specchio
della
sorgente
poetica
da
cui
sgorga,
ne
porta
i
pensieri,
le
sensazioni,
gli
stimoli,
i
traballamenti
dell'animo
dovuti
a
ciò
che
lo
circonda.
È una poesia dell' Io. Lo ricerca, lo fa esprimere, lo fa delirare, lo fa confessare.
Intima, tanto da renderlo nudo e disarmato, quella parola poetica trova il suo spazio naturale nel teatro. Spesso accompagnata dalla musica dal vivo, la sua densità si rafforza e si completa con la regia di Cesare Ronconi. Le immagini che costruisce riflettono i suoni e i silenzi della partitura poetica, dilatandone il significato.
Duetti di forze gli spettacoli della Valdoca, di visione e di ascolto, di immagini e di parole, che catturano l'occhio e l'orecchio della platea, travolta da una mandria imbufalita di sensazioni, domande, risposte, emozioni, certezze, inquietudini, dubbi, dolori, gioie e tanto altro di indefinibile, intoccabile, impercettibile. Porta con sé quel senso di disorientamento e insieme di chiarezza che solo la poesia sa dare.
Mariangela Gualtieri ha pubblicato varie raccolte di versi, fra le quali le più recenti sono Senza polvere senza peso (Einaudi, 2006), Bestia di gioia (Einaudi 2010) e Caino (Einaudi 2010).
Queste ultime due raccolgono la drammaturgia poetica degli omonimi spettacoli che La Soffitta, in collaborazione con l'Arena del Sole, ospiterà negli ultimi giorni di marzo.
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