Si
parte dall’etimologia del termine per arrivare al cuore del meccanismo del
teatro, che si dispiega pienamente con la caduta della “quarta parete” tra
palco e spettatori. Lo spettatore è implicitamente chiamato a partecipare: deve
“ascoltare con le orecchie, ma anche con gli occhi”. La pausa prevede anche un
“rinfresco” : delle caramelle alla menta poste in una cesta ai lati del palco. Si
crea un meccanismo a catena per cui, chi ne abbia voglia, può alzarsi, prendere
una caramella e tornare al suo posto. Visivamente non accade ancora nulla, fino
a quando i due tecnici del suono non lasciano la loro postazione per andare a
occupare il centro del palco. Si tratta di Antonio Rinaldi e Jacopo Lanteri.
Restano in piedi, immobili e muti. Non
accade ancora nulla. La voce computerizzata ne rivela l’identità: sono proprio gli
autori dello spettacolo La Camera degli
Sposi. Lo spettacolo si inserisce nel progetto di performing arts AR + JL
da essi creato nel 2010. Chiude altresì il ciclo di incontri del progetto IN ASSENZA promosso dalla Soffitta di
Bologna. Questo progetto intende rivisitare esperienze del Nuovo Teatro
italiano degli anni Sessanta attraverso i linguaggi del teatro contemporaneo.
Il titolo IN ASSENZA racchiude il
concetto di presenza del teatro nella memoria e nel presente.
Ma
i “colpi di scena” non sono finiti. La voce proietta la drammaturgia dello
sguardo sugli spettatori: li menziona uno per uno, ora pronunciandone il nome,
ora citandone un segno di riconoscimento, come il colore della maglietta,
l’acconciatura. Gli spettatori ora sorridono e si guardano l’un l’altro. In
qualche modo diventano spett-attori. La voce viruale ha così creato un percorso
visivo non certo casuale che procede dal topos del teatro, inteso come
contenitore della performance, per arrivare a chi il teatro lo fa: l’attore, lo
spettatore, l’interazione tra questi.
L’opuscolo
promozionale della stagione della Soffitta descrive La camera degli sposi come un classico spettacolo di teatro: “c’è
una scenografia, un’attrice, un testo recitato, delle comparse, una
drammaturgia e un finale a sorpresa”. A conti fatti è proprio così, ma a mio
parere, delude un po’ le aspettative. Di sicuro è uno spettacolo che si
distingue per l’originalità dell’idea.
Lavinia Laura
Morisco
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