Zampillando,
raschiando
nell'aria,
comprimendo
e
dilatando
i
vuoti,
perdendosi
nella
linearità
dell'eco,
quei
suoni
vocali
stimolano
l'ascoltatore
alla
creazione
di
brevi
partiture
di
immagini.
Sono
suggestioni
intime,
emozioni
a
cui
diamo
forme
dai
contorni
sfocati
e
contenuti
inafferrabili
in
quell'istante,
come
se
raffiorassero
da
una
coscienza
primitiva,
immaginifica,
infantile. È un
teatro dell'ascolto, che ci fa guardare attraverso le orecchie.
Sono
immagini
che
ci
si
raccontano,
dalla
staticità
che
sa
narrare,
come
quelle
dei
libri
di
fiabe.
Accompagnata
dal
suono
suadente
del
violoncello
– le
musiche
sono
scritte
dall'inseparabile
compagno
di
lavoro
della
Socìetas,
il
compositore
americano
Scott Gibbons
-
è
la
voce
a
far
tutto
ciò.
O
meglio,
la sua
materia.
La
sua
organicità.
La
voce
diventa
uno
strumento
musicale.
Essa
non
tende
alla
creazione
della
parola
e
quindi
alla
formulazione
di
un
concetto.
Libera
da
qualsiasi
meccanismo
di
significazione
e
di
volontà
di
comunicazione
diretta,
si
presenta
come
materia
incontaminata
e,
per
questo,
delicata
e
fragile.
È
fatta
di
timbro,
di
tono
e
d'altezza
e
modulando
questi
caratteri
si
veste
di
sempre
nuovi
colori,
può
prendere
diverse
direzioni,
risveglia
stimoli
inconsci
che
ci
riportano
alla
primordialità
dell'emozione,
quella
che
nasce
dallo
stomaco.
Scrive
Chiara
Guidi:
“La
musica
è
l'arte
dell'immaginazione
par
excellence. È l'arte
che
travalica
tutte
le
frontiere,
scevra
dai
limiti
imposti
dalle
parole,
capace
istantaneamente
di
toccare
le
corde
intime
dell'esistenza
umana”. Il suono
è
la
sua
ossessione.
Qualsiasi
oggetto
è
in
grado
di
parlare
attraverso
i
suoni
che
produce.
La
voce
diventa
creatrice
di
forme
concrete
in cui non
ci
si
può
nascondere.
Diventa
lo
specchio
del
nostro
animo,
il
più
limpido e ciò la
rende incapace di mentire.
Da
sempre
Chiara
Guidi,
co-fondatrice
della
Socìetas Raffaello Sanzio, lavora
sulla
voce
e
sulle
sue
innumerevoli
possibilità
di
essere,
frazionandola in piccolissime molecole come se fosse vista attraverso il
microscopio. Riesce, così, a imitare qualsiasi suono. Come lei stessa ha spesso affermato, dimentica volti ma non dimentica mai una voce.
Da
anni
conduce
laboratori
e
lavora
con
i
bambini,
gli
unici
in
grado
di
separare
la
voce
dal
significato
di
cui
questa
si
carica
producendo
parole.
Madrigale
appena
narrabile
è
il
risultato
di
un
corso
tenuto
nel
2007
presso
l'ERT Fondazione di Modena
dal
titolo
Il verso, il suono articolato, la voce. Lo
spettacolo-concerto
è
stato
poi
ripreso
in
un
laboratorio
tenuto
al
Teatro
Franco
Parenti
di
Milano
e,
ultimamente,
a
Pistoia,
presso
il
Centro
Culturale
“Il
Funaro”.
Continuando a vivere attraverso voci di persone diverse, il madrigale di Chiara
Guidi ha la pretesa di essere musica e di adottarne la sua più dinamica
peculiarità: la variazione interna di una nota che, pur essendo sempre uguale,
cambia a seconda della mano che la suona. Invertendo il concetto monteverdiano
del recitar cantando, le voci condotte da Chiara Guidi istigano alla meraviglia
dell'ascolto, in grado di stimolare capacità infantili di invenzione e
creazione di immagini e di farci provare sensazioni ed emozioni sincere.
Questa è la grande capacità della
voce e di questo madrigale appena appena narrato.
Carolina
Ciccarelli
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