Ed è così che si comincia a prendere una bella strada in salita: i ragazzi iniziano a sciogliersi. Anzi iniziano a cercare dentro le proprie paure e le tirano fuori. La paura, in questa seconda giornata, è stata anche al centro dell’improvvisazione di una ragazza del laboratorio. Il clima è solenne, il silenzio da i brividi. Una telecamera riprende il momento e diventa uno specchio con il quale confrontarsi. La tensione sale e la commozione è nel tono, nel modo e nell’attegiamento di questi studenti che provano a sognare ma che vengono bloccati dalla paura. “I sogni non esistono più quando hai paura”. “Vivi un’esistenza tormentata quando hai paura”. “Quando hai paura i ricordi diventano incubi”. Come si fa ad avere il coraggio di sognare? Come si fa a difendersi senza attaccare gli altri? Le confessioni più intime vengono registrate dall’occhio e dalle orecchie attente di Punzo che ascolta e fondamentalmente ama chi ha difronte. “Se ho paura sono già morta”. Le domande sono tante e i dubbi ancora di più. “Sono disposto veramente a perdermi? Cioè a spingermi verso qualcosa che non conosco?”
Mercuzio aleggia come presenza silenziosa, ma adesso
si inzia a capire cosa rappresenta questo personaggio. Quanto costa la
leggerezza? Bisogna fare i conti con le pesanti coscienze che sembrano essere
attaccate per mani e per piedi a macigni di roccia. Bisogna trovare il coraggio
di scendere in profondità, di mettersi a nudo e mostrare tutta la fragilità.
Sì, già, ma come? Punzo prova a dare indicazione ai ragazzi: “Al teatro non c’è
altra possibilità se non riesci a giocare con te stesso”.
Dice Frate Lorenzo: “Romeo, vieni fuori, vieni fuori
uomo pauroso! Il dolore si è innamorato delle tue doti e tu sei sposato alle
calmità”. Voglio “essere”… non voglio più “non essere”…! Questo è il monito che
esce da questa seconda giornata.
Josella
Calantropo
Nessun commento:
Posta un commento