giovedì 19 gennaio 2012

Mercuzio non vuole morire. Seconda giornata di laboratorio con Armando Punzo

Il laboratorio di Armando Punzo con i ragazzi dell’Università di Bologna  ha cominciato a muoversi. Quale direzione prendere non si sa ancora bene, ma il punto di arrivo dovrebbe essere quello di avere centinaia di persone riunite in una piazza con una valigia con dentro una lacrima. Simbolo di persone che vogliono lasciare un genere di vita per spostarsi verso la città ideale. Una lacrima per abbandonare le cose che fanno soffrire, le paure, le angoscie che inevitabilmente costellano le nostre esistenze. Andare verso un luogo migliore, proiettarci verso un altrove luminoso. “Lascerò questo palazzo di oscura notte!”  si dice nell’ atto V scena III del Romeo e Giulietta.

Ed è così che si comincia a prendere una bella strada in salita: i ragazzi iniziano a sciogliersi. Anzi iniziano a cercare dentro le proprie paure e le tirano fuori. La paura, in questa seconda giornata, è stata anche al centro dell’improvvisazione di una ragazza del laboratorio. Il clima è solenne, il silenzio da i brividi. Una telecamera riprende il momento e diventa uno specchio con il quale confrontarsi. La tensione sale e la commozione è nel tono, nel modo e nell’attegiamento di questi studenti che provano a sognare ma che vengono bloccati dalla paura. “I sogni non esistono più quando hai paura”. “Vivi un’esistenza tormentata quando hai paura”. “Quando hai paura i ricordi diventano incubi”. Come si fa ad avere il coraggio di sognare?  Come si fa a difendersi senza attaccare gli altri? Le confessioni più intime vengono registrate dall’occhio e dalle orecchie attente di Punzo che ascolta e fondamentalmente ama chi ha difronte. “Se ho paura sono già morta”. Le domande sono tante e i dubbi ancora di più. “Sono disposto veramente a perdermi? Cioè a spingermi verso qualcosa che non conosco?”


Mercuzio aleggia come presenza silenziosa, ma adesso si inzia a capire cosa rappresenta questo personaggio. Quanto costa la leggerezza? Bisogna fare i conti con le pesanti coscienze che sembrano essere attaccate per mani e per piedi a macigni di roccia. Bisogna trovare il coraggio di scendere in profondità, di mettersi a nudo e mostrare tutta la fragilità. Sì, già, ma come? Punzo prova a dare indicazione ai ragazzi: “Al teatro non c’è altra possibilità se non riesci a giocare con te stesso”.

Dice Frate Lorenzo: “Romeo, vieni fuori, vieni fuori uomo pauroso! Il dolore si è innamorato delle tue doti e tu sei sposato alle calmità”. Voglio “essere”… non voglio più “non essere”…! Questo è il monito che esce da questa seconda giornata.

Josella Calantropo

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