Il complesso di attori che dal 2001, propone eventi che integrano musica, teatro e arti visive, teatro danza.
In scena sono seduti in fila i quattro protagonisti interpretati da Simone Maurizzi, Emiliano Minoccheri, Fabrizio Molducci, Patrizia Proclivi.
Sembrano spazientiti. Sono affiancati da riflettori, ingombranti, invasivi, artificiali. Illuminano il personaggio, anzi, lo accecano.
Rumori misteriosi, rimbombanti, lugubri. Interferenze di macchinari in azione. E poi ritmo, accenti, battiti. Sessanta battiti, o forse di più.
Un dinamismo di forme e colori, un ritmo di danza celere distrugge ogni logica.
La scena non solo tende a partecipare, ma a identificarsi con l'azione; dà luogo a trasformazioni a vista, a compenetrazioni di corpi e fughe di proiezioni colorate sul pavimento.
Un linguaggio ridotto alla visualità pura, carico di echi sociali ed esistenziali.
L'idea di un teatro svincolato dalla parola, "in una realtà di oggi estraniante, in cui viene scardinata ogni regola del rispetto, del dovere e del diritto, dove le persone vengono spesso ridotte a semplici statistiche, a documentate percentuali"- commenta il coreografo Mario Coccetti.
Denunciano una società opprimente e oppressa da codici convenzionali. Denunciano la parola.
Tutto rappresenta qualcosa, nulla è. Un'intesa tra l'attore e lo
spettatore, efficace evidentemente. Il pubblico acconsente, applaude
soddisfatto.
Angela Sciavilla
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