venerdì 20 gennaio 2012

MERCUZIO NON VUOLE MORIRE. La terza giornata di laboratorio di Armando Punzo

«Tocchiamo qualcosa che ha a che fare con noi». Comincia così la terza giornata di laboratorio di Armando Punzo regista della Compagnia della Fortezza con gli studenti dell’Università di Bologna.
«Tocchiamo qualcosa che ha a che fare con noi». Ripete e lo ripete ai ragazzi. Accidenti, Armando Punzo non si accontenta di predere in mano il testo di Romeo e Giulietta e di rappresentarlo. Non gli importa di far imparare un copione a memoria. Accidenti!

«Tocchiamo qualcosa che ha a che fare con noi». Perché costringe a pensare, a guardarsi dentro, a scavare in cerca delle paure? Sarebbe stato tutto molto più semplice se Punzo fosse già arrivato con delle idee da assegnare, ma lui no! Vuole parlare, vuole sapere, vuole cose vere! Uffa! Ma quanto vuole questo? Ma perché non gli basta mai? E perché indagare sulle cose che ci fanno soffrire? E poi sul coraggio di superarle? Ma perché non mettiamo in scena un bel Romeo e Giulietta e basta?

Qualcuno dei partecipanti si è arreso ed è andato via. Molti invece sono rimasti: non tutto gli è chiaro, ma sono rimasti. Sono a tratti smarriti, ma ci provano. E Punzo è lì che cerca di spiegare che la creazione è una cosa complicata. Che per fare uno spettacolo teatrale bisogna perdersi.
«Tocchiamo qualcosa che ha a che fare con noi». Non vuole parlare con frasi fatte, non vuole esperienze finte. Stuzzica e spinge sui bottoni che fanno male. E qualcuno finalmente esplode.

«Ma dopo la laurea? Che faccio? Dov’è la mia Itaca? Come fai a sapere qual è la traiettoria giusta? Quante persone sanno dove devono andare? Sanno da cosa si stanno allontanando? Un rumeno è stato picchiato a sangue davanti al portone della fabbrica dove lavorano i miei. Mia madre, mio padre mi insegnano a non rubare, a non fare cose cattive, ma quando uno viene picchiato a sangue perché loro non fanno niente? Perché stanno con le mani nelle mani a osservare senza muovere un dito? Perché non si spendono? Mi fa arrabbiare il fatto che io sono più coraggiosa di loro, io devo imparare ad ammettere che la mia onestà me la sono guadagnata da sola. Devo ammettere il fatto che i miei genitori non si ribellano. Mi fa rabbia che non mi dicano di cercare un’alternativa. Che mi dicano di adattarmi a questo mondo e non di cercare un’alternativa. Questo mi fa rabbia, rabbia, rabbia! Tutti mi dicono: “Perché non fai l’insegnante? Perché non ti prendi il tuo posticino e ti fai una famiglia tranquilla?” Ma io non la voglio una famiglia tranquilla! Io voglio leggerezza! Mercuzio è leggerezza!»

E a fine serata arriva anche il punto di vista di Armando Punzo dalla sua pagina facebook: “Bologna. Laboratorio. Cerco di coinvolgerli a partire dal proprio vissuto. Non li voglio come scimmie ammaestrate e divertite e riverenti e curiose e rinchiuse in una mia ragnatela. Voglio vedere un fuoco che si accende. Cerco l'unione di fragilità vissute, sentite, elaborate, consapevoli costruttori di un destino diverso. Voglio vederli sognare senza paure, senza limiti, fiduciosi mentre esitano e danno corpo ad una visione condivisibile...”

Josella Calantropo

Nessun commento:

Posta un commento