“C’era una volta una bambina, e dico c’era perché ora non
c’è più”.
Questo è il sottotitolo di “Favola”, lo spettacolo di
Filippo Timi che ha debuttato con grande successo al Teatro Parenti di Milano e
che è andato in scena il 6 e il 7 dicembre al Teatro delle Celebrazioni di
Bologna.
Una mise insolita per l’attore perugino, per chi è
abituato a vederlo in ruoli molto più rudi (ha interpretato anche Mussolini in
“Vincere”).
Tacco 12, gambe completamente depilate, cerone, ciglia
finte, acconciatura e vestito svolazzante in tipico stile anni '50, Timi interpreta l’allegra e frivola casalinga Mrs.
Fairytale, che ha appena scoperto di essere incinta.
Intenta a sistemare i regali sotto l’albero di Natale nel
salotto di casa sua, tutto dipinto di rosa salmone e di verde acqua, la
protagonista aspetta la sua migliore amica, Mrs.Emerald (Lucia Mascino)
elencando una serie di nomi tanto assurdi quanto divertenti per il futuro
figlio alla sua barboncina impagliata Lady.
Ma questo quadretto che inizialmente sembra la parodia di un
film di Doris Day, si rivelerà già poco dopo l’arrivo di Mrs. Emerald molto più
oscuro e ricco di segreti.
Pur mantenendo sempre la vena comica (bravissimi gli attori
a mascherare errori e refusi con giochi di parole davvero divertenti),
scopriremo, tra un bicchiere di bourbon e l’altro, che in realtà il marito di
Mrs.Fairytale, Stan, è un violento, capace di picchiare la moglie ogni giorno
per qualsiasi motivo e di ucciderle la barboncina tanto amata, salvo poi
fargliela impagliare con amore.
Ma il marito di Mrs.Emerald non è da meno: egli infatti la
tradisce con un maestro di mambo, primo
di tre strampalati gemelli diversamente coinvolti nella vicenda, (tutti interpretati
da Luca Pignagnoli), e altri uomini non ben identificati.
Ma i colpi di scena non finiscono qui: nella seconda parte
della storia a Mrs.Fairytale spunta un grosso fallo. Superato lo sconcerto
iniziale (e la voglia di suicidarsi), la protagonista comincerà una relazione
con la sua amica, e insieme decideranno di scappare, ma non prima di aver
ucciso Stan.
La loro fuga non avverrà: dopo aver compiuto insieme
l’omicidio, infatti, le due donne voleranno in cielo, felicemente rapite dagli
Ufo.
Non c’è stato bisogno di toni volgari, né di parolacce. I
numerosi contrasti presenti nello spettacolo sono stati più che sufficienti per
farci capire il messaggio.
Un misto di generi, che spazia dalla commedia hollywoodiana,
al mélo, alla farsa nera, alla fantascienza, l’alternanza delle colonne sonore
prese dai film di Doris Day e di Hitchcock, le crudezze espresse dai dialoghi
frivoli detti dai personaggi sotto sorrisi di plastica e intervallate dalle
proiezioni delle pubblicità di Altan degli anni ’60 (come ad esempio quella del
sapone Palmolive).
“Favola”, ispirandosi
al film di Pietro Marcello “La bocca del lupo”, che racconta la storia d’amore
tra un carcerato e un trans, usa il patinato involucro vintage degli anni
Cinquanta, moralista e bacchettone, per far uscire le pulsioni dei personaggi,
inneggiando all’amore libero oltre le gabbie e le convenzioni sessuali.
E sulle note di “White Christmas” e “Over the rainbow”,
Timi rappresenta l’assenza di parità fra i sessi,
assente ora ma ancor più evidente in quegli anni, e la donna come madre e come
perno della società, anche se fatalmente sottomessa a un modello maschile apprezzato
particolarmente in passato, quello dell’uomo violento e senza scrupoli, capace
soltanto di distruggere gli affetti che lo circondano, o in alternativa stupido
e imbranato.
L’attenzione per le scenografie e i costumi, appositamente
disegnati per lo spettacolo da Miu Miu ispirandosi a modelli autentici (come ad
esempio il vestito di Grace Kelly in “La finestra sul cortile”, oltre vari
modelli utilizzati da Doris Day), la cura nella creazione del personaggio di
Mrs.Fairytale, un angelo del focolare con modi e movenze da commedia anni ‘50
ma con la personalità oscura e lo sguardo inquieto e torvo di Joan Crawford,
permettono a Filippo Timi di affermarsi ancora una volta non solo come grande
attore, ma anche come grande regista.
In “Favola” si ride dall’inizio alla fine, ma rimane un po’
di amaro in bocca per la tragicità che filtra attraverso alcune battute fra le
due donne e alcuni dolorosi flashback buttati lì quasi per caso, che rivelano
l’idea dell’ineluttabilità di un destino crudele, la cui salvezza può venire
solo dal cielo.
Giulia Mento
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