venerdì 9 dicembre 2011

L’energia travolgente di Filippo Timi in una “Favola” en travesti


“C’era una volta una bambina, e dico c’era perché ora non c’è più”.
Questo è il sottotitolo di “Favola”, lo spettacolo di Filippo Timi che ha debuttato con grande successo al Teatro Parenti di Milano e che è andato in scena il 6 e il 7 dicembre al Teatro delle Celebrazioni di Bologna.
Una mise insolita per l’attore perugino, per chi è abituato a vederlo in ruoli molto più rudi (ha interpretato anche Mussolini in “Vincere”).
Tacco 12, gambe completamente depilate, cerone, ciglia finte, acconciatura e vestito svolazzante in tipico stile anni '50, Timi interpreta l’allegra e frivola casalinga Mrs. Fairytale, che ha appena scoperto di essere incinta.
Intenta a sistemare i regali sotto l’albero di Natale nel salotto di casa sua, tutto dipinto di rosa salmone e di verde acqua, la protagonista aspetta la sua migliore amica, Mrs.Emerald (Lucia Mascino) elencando una serie di nomi tanto assurdi quanto divertenti per il futuro figlio alla sua barboncina impagliata Lady.
Ma questo quadretto che inizialmente sembra la parodia di un film di Doris Day, si rivelerà già poco dopo l’arrivo di Mrs. Emerald molto più oscuro e ricco di segreti.


Pur mantenendo sempre la vena comica (bravissimi gli attori a mascherare errori e refusi con giochi di parole davvero divertenti), scopriremo, tra un bicchiere di bourbon e l’altro, che in realtà il marito di Mrs.Fairytale, Stan, è un violento, capace di picchiare la moglie ogni giorno per qualsiasi motivo e di ucciderle la barboncina tanto amata, salvo poi fargliela impagliare con amore.
Ma il marito di Mrs.Emerald non è da meno: egli infatti la tradisce con un maestro di mambo, primo di tre strampalati gemelli diversamente coinvolti nella vicenda, (tutti interpretati da Luca Pignagnoli), e altri uomini non ben identificati.
Ma i colpi di scena non finiscono qui: nella seconda parte della storia a Mrs.Fairytale spunta un grosso fallo. Superato lo sconcerto iniziale (e la voglia di suicidarsi), la protagonista comincerà una relazione con la sua amica, e insieme decideranno di scappare, ma non prima di aver ucciso Stan.
La loro fuga non avverrà: dopo aver compiuto insieme l’omicidio, infatti, le due donne voleranno in cielo, felicemente rapite dagli Ufo.
Non c’è stato bisogno di toni volgari, né di parolacce. I numerosi contrasti presenti nello spettacolo sono stati più che sufficienti per farci capire il messaggio.
Un misto di generi, che spazia dalla commedia hollywoodiana, al mélo, alla farsa nera, alla fantascienza, l’alternanza delle colonne sonore prese dai film di Doris Day e di Hitchcock, le crudezze espresse dai dialoghi frivoli detti dai personaggi sotto sorrisi di plastica e intervallate dalle proiezioni delle pubblicità di Altan degli anni ’60 (come ad esempio quella del sapone Palmolive).
 “Favola”, ispirandosi al film di Pietro Marcello “La bocca del lupo”, che racconta la storia d’amore tra un carcerato e un trans, usa il patinato involucro vintage degli anni Cinquanta, moralista e bacchettone, per far uscire le pulsioni dei personaggi, inneggiando all’amore libero oltre le gabbie e le convenzioni sessuali.
E sulle note di “White Christmas” e “Over the rainbow”, Timi rappresenta l’assenza di parità fra i sessi, assente ora ma ancor più evidente in quegli anni, e la donna come madre e come perno della società, anche se fatalmente sottomessa a un modello maschile apprezzato particolarmente in passato, quello dell’uomo violento e senza scrupoli, capace soltanto di distruggere gli affetti che lo circondano, o in alternativa stupido e imbranato.


L’attenzione per le scenografie e i costumi, appositamente disegnati per lo spettacolo da Miu Miu ispirandosi a modelli autentici (come ad esempio il vestito di Grace Kelly in “La finestra sul cortile”, oltre vari modelli utilizzati da Doris Day), la cura nella creazione del personaggio di Mrs.Fairytale, un angelo del focolare con modi e movenze da commedia anni ‘50 ma con la personalità oscura e lo sguardo inquieto e torvo di Joan Crawford, permettono a Filippo Timi di affermarsi ancora una volta non solo come grande attore, ma anche come grande regista.
In “Favola” si ride dall’inizio alla fine, ma rimane un po’ di amaro in bocca per la tragicità che filtra attraverso alcune battute fra le due donne e alcuni dolorosi flashback buttati lì quasi per caso, che rivelano l’idea dell’ineluttabilità di un destino crudele, la cui salvezza può venire solo dal cielo.

Giulia Mento


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