Un tempo si usciva dai teatri e si parlava, si
ragionava e, perché no, si criticava. Ogni spettatore aveva il desiderio di
prolungare quella meravigliosa esperienza e condividerla con gli altri. Oggi si
fa un po’meno, ma se hai l’occasione di trovarti davanti lo sciamano che ti ha
portato a vivere un esperienza inaspettata nel mondo straordinario, due
domandine sono di rito. Naturalmente mi riferisco a Guccini, la saggia guida
che ha ritrovato e portato alla nostra conoscenza un capolavoro come L’Orizzonte dipinto. Famelicamente
abbiamo domandato e lui, gentilmente, ci ha risposto.
Anzi,
prima ancora di rispondere, ha precisato:
Gli studi da sempre hanno cercato di limitare un po’
la figura dell’attore, che ha uno strumento di indipendenza fortissimo nella drammaturgi ed è stato invece paralizzato dalle teorie delle grandi avanguardie che hanno
disciolto l’energia dell’attore “straordinario”: lo studio del nuovo teatro ha
abbandonato la volontà di indagare la realtà dell’attore. Ma se l’attore
riassume la propria autonomia tutti quanti i fili ci riportano al grande
attore, difatti oggi sta riemergendo l’attore\interprete che la storiografia
del nuovo teatro ha fortemente censurato.
Un
intervento di Fabio Acca, altra importante figura del CIMES, chiarisce ancora
di più il concetto:
I due avanguardisti che si sono slegati da questa
linea di “oppressione” dell’attore sono Carmelo Bene e Leo de Berardinis. Dei
due, de Berardinis ha portato avanti una scuola in cui la crescita sistematica
sugli sviluppi dell’attorialità si confronta con l’individualizzazione
dell’idea del personaggio: è da lui che parte la “rinascita pirandelliana” (che
tanti premi gli procura). Ma la storiografia non si è interessata a questo
processo in itinere, nella cronologia storica: non ha posto attenzione a questa
riunione dei valori e della dimensione attoriale.
Professor
Guccini, che il teatro sia protagonista del film è ben chiaro, ma in relazione a
ciò che ha appena affermato come possiamo interpretare il quadro d’insieme
rappresentato sul palcoscenico di L’Orizzonte dipinto?
Questo film dimostra come il teatro può essere visto
oltre gli schemi di Silvio D’Amico: egli infatti ha idealizzato il pensiero
teatrale e, con la sua autorità, ha affossato il grande attore. Nella sua Enciclopedia dello spettacolo l’unico
grande attore citato è la Duse ma è legata all’idea di un teatro che si
dissolve, e questa immagine è presente nel film nella figura del teatro che
brucia. D’Amico ha dettato legge e da lui in poi la sintesi registica ha
incarnato la figura in antitesi con l’attore. Mentre nel pre-bellico in cui
questo film è ambientato, la regia è una presenza ne L’Orizzonte dipinto essa è legata al portare avanti le innovazioni
di Max Reinhardt (con il quale Salvini ha lavorato) ossia il palco rotante.
Quindi
abbiamo la descrizione di un rapporto particolare tra regia e attore?
Il film descrive gli anni in cui la dimensione
registica convive con l’arte del grande attore. Non c’è ancora
l’ideologizzazione della regia e quindi la convivenza è possibile: pensiamo a
Strehler e al rantolo di Ricci nella sua messa in scena de Il giardino dei ciliegi. È storia.
Com’è
venuto alla sua attenzione questo film?
Leggendo le recensioni dell’epoca. In effetti non ha
avuto grande successo, ma molte recensioni sono state scritte su questo film. È
stata un opera di recupero.
E
sicuramente ritrovarlo non è stato facile?
Sono state portate avanti lunghe ricerche tra gli
archivi del Museo del cinema di Torino
e della Cineteca di Bologna, e alla
fine è stato ritrovato da Michele Canosa,
vicino alla conservazione filmica, presso la Ripley’s Film e approfitto per ringraziare il dottor Angelo Draicchio. Va precisato inoltre
che del film in realtà esiste solo il negativo, quindi è stato girato in
supporto DVD per questa occasione.
È
la prima volta che viene mostrato il film in pubblico?
No, è stata fatta un anteprima seminariale al
Festival di Santarcangelo. A proposito ringrazio Ermanna Montanari e Marco Martinelli.
Quest’ultimo mi ha fatto notare che, durante un cambio di scena verso la fine
del film, si parla di teatro stabile. E il capocomico fa una battuta: “Il
teatro non è un posto a sedere, ma un apostolato tra la gente.”
Ci
regala un altro piccolo segreto de L’Orizzonte
dipinto?
In questo film debutta Valentina Cortese (in foto), altra
grande protagonista de Il giardino dei
ciliegi diretto da Strehler, nel ruolo della nipotina di Ermete Zacconi
Elvira
Scorza
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