giovedì 8 dicembre 2011

La “posizione zero” del TEATR.DOC


Posizione zero. È una di quelle parole che mi girano nella testa alla fine dell’incontro con Mikhail Ugarov e Elena Gremina sul TEATR.DOC. Sono arrivati al CIMES dalla Russia portandoci la saggezza del teatro documento. E pensando alla posizione zero mi viene in mente la macchina fotografica, posizionata su un treppiedi, difronte alla realtà: è così che ai due artisti, registi e drammaturghi russi piace definire il loro teatro. L’esperienza di una comunità con l’esigenza di un diverso tipo di teatro, nata in uno scantinato di 80 mq e che da dieci anni si nutre di vita vera rinunciando alla finzione. “Siamo continuatori della grande tradizione russa: il teatro non come intrattenimento, ma come missione”

Partiti o forse colpiti da un seminario sulla tecnica del Verbatim tenuto a Mosca dalla Royal Court, questo teatro si fa promotore di problematiche allontanate dai media ufficiali, ma soprattutto utilizza altre fonti. Non comunicati stampa, non “documenti ufficiali per i quali c’è sempre un contro documeto né fonti politiche che hanno come unico scopo quello di ingannare e di dire ciò che non pensano”. Il Teatr.doc sceglie di passare attraverso le persone per arrivare alle persone, poco importa se occore usare le interrogazioni di un tribunale o le registrazioni di interviste o i forum di una chat. “L’importante è la persona vivente”. Persone comuni che si possono guardare mentre raccontano. Una ricerca di materiale che mira alla raccolta di parole, di suoni, di storie, di trame. Si muovono come giornalisti ma per entrare nel tessuto drammaturgico. Alla fine sul tavolo ci sono pezzi di vita che devono essere ricomposti. E così entra in gioco il teatro. Un montaggio artistico dai tratti emozionali viene utilizzato per sfoltire e donare ai frammenti unità tematica e ritmica, un respiro epico che appare strano all’orecchio russo, ma, allo stesso tempo, risulta vincente.

Come in una sorta di Commedia dell’Arte il Teatr.doc mira alla formazione di ruoli e personaggi. I ricordi e le memorie delle persone vere vengono cuciti insieme per la creazione di caratteri universalmente noti e condivisi: non personaggi inventati dalla mente creativa di uno scrittore, ma personaggi nati dalla combinazione di persone viventi e che quindi parlano di tutti. Ecco perché questo tipo di teatro vince, perché parla di noi e di cose che ci riguardano molto da vicino. È forte il bisogno di cambiare drammaturgia se ci si vuole aprire alla vita.

L’incontro prosegue con un videofilm di Gilles Morel che monta insieme la tappe salienti del Teatr.doc: “Viaggio in cinque spettacoli nel cuore di un luogo singolare che riunisce da più di un decennio la nuova generazione teatrale: talento, audacia, volontà di cambiamento”. Sia che si tratti di spettacoli corali, o che sia solo uno in scena, il Teatr.doc “si definisce attraverso la sperimentazione di un teatro sociale, radicale e apertamente politico che tenta, con le sue tematiche e le sue messinscene, di porre domande adeguate sulla società.” (Tania Moguilevskaia)

Posizione zero, quindi, che come nella tragedia greca riesce a far emergere i contrari e che rende il pubblico partecipe e libero di scegliere.

Josella Calantropo



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