Ore
ventidue, è l'ora di entrare.
Per
questa sera il cappotto con vera pelliccia di volpe, i tacchi a
spillo e la marsina possono rimanere nell'armadio. Anche modi di fare
accomodanti, rimangono a casa.
Gli
spazi sono piccoli, la gente è spalla a spalla, si tocca, si guarda
intorno, vocifera.
Non
ci sono poltrone né platea, non esistono luci di ribalta, né
graticcia. Solo cuscini sparsi per terra e degli strumenti musicali.
Una batteria su una pedana al centro.Luci blu soffuse, sprazzi di fumo, fragranze di incensi rendono l'atmosfera... misteriosa.
Un colpo secco di tamburo. L'Arte ha bussato.
Si è incarnata in un batterista che percuote piatti e tamburi con un'energia tale da produrre suoni che si materializzano in un'architettura "visiva" mimetica, fino alla perdita di senso.
Come morso da una tarantola, lo spettatore è posseduto da strani spiriti, convulsivi e vibranti; palpitazioni in cui musica, e colori rappresentavano gli elementi fondamentali della terapia.
"Una
somma di micro composizioni del nostro tempo, piccassiane e
psichedeliche, che liberano il pensiero dalle sovrastrutture delle
convenzioni sociali"-
commentano gli artisti.
Non
basta rimanere seduti, comodi sui cuscini: ora bisogna lasciar spazio
a una pedana che si protrae in avanti, ora alzarsi per nella stanza a
fianco per assistere all'altra performance, ora fare spazio ai
performer confuso tra la folla.
L'Arte
si diverte a stuzzicare, si nasconde nei cunicoli più stretti e
aspetta che l'ospite vada a cercarla. É nascosta dietro la signora
vestita di nero e caschetto, è accanto al ragazzo che si stuzzica il
pearcing , è sotto i piedi del fotografo che tenta invano di
intrappolare effimere sensazioni nell'obiettivo.
Non
si offende se nel frattempo si degustano piccoli gelati, birre in
lattine, o si rumoreggia con bicchieri di plastica: sono tutti lì ad
ammirarla nella sua magnificenza.
Avrebbe
bussato alla porta dello spazio Raum se non ci fossero stati loro?
Non lo sapremo mai! Anzi, sarebbe stato spiacevole scoprirlo.
Angela
Sciavilla
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