domenica 1 aprile 2012

Incontro su Marisa Fabbri: “prima di tutto cittadini, poi attori”

Il ciclo di appuntamenti Attori/Attrici, organizzato dalla Soffitta e curato dalla professoressa Laura Mariani, si apre con l'incontro dedicato alla vita e al lavoro di Marisa Fabbri: attrice dalla forte carica espressiva e imponente presenza scenica, ha lavorato sia con Giorgio Strehler che con Luca Ronconi. Ospiti presenti Claudio Longhi, docente al Dams e scrittore del libro Marisa Fabbri: lungo viaggio attraverso il teatro di regia (ed. Firenze, Le Lettere), e Sandro Lombardi, fondatore del gruppo teatrale Magazzini criminali e grande amico dell'attrice.

Svoltosi più come un colloquio che come un incontro frontale, il ritratto di Marisa Fabbri si delinea tra i ricordi personali di Lombardi e la metodologia del suo lavoro descritta da Longhi, tra video che la ritraggono in rappresentazioni importanti e un esempio pratico di studio del regista o dell'attore sul testo. Per quanto non fosse figlia d'arte, il suo apprendistato attoriale comincia prestissimo nel Teatro della Fiaba - esempio dalla forte influenza fascista in questo ambito - e continua nel dopoguerra con il teatro vernacolare; poi l'incontro con Strehler, l'esperienza fallimentare del gruppo "Teatro-Azione" e infine il lavoro con Ronconi, prima con la sua consacrazione effettiva nel 1972 con l'Orestea e poi nel 1977 con le Baccanti del Laboratorio di Prato.

Sebbene sia principalmente una caratterista, tipologia di ruolo assegnatale per il fisico molto marcato e poco femminile, la sua formazione di attrice si completa con influenze intellettuali e politiche: l'incontro con gli Ermetici e in particolare modo con Mario Luzi nel secondo dopoguerra segnano il suo lavoro sul linguaggio, e Brecht influenza la sua visione politicizzata del teatro, nel senso che per lei "prima bisogna essere cittadini e poi attori". Marisa Fabbri infatti nei primi anni Settanta si giostra tra produzioni teatrali importanti e spettacoli messi in scena durante le Feste dell'Unità.

Tutto ciò ha condizionato la sua figura di attrice intellettuale, che viene definita espressione massima dell'attore di "stampo ronconiano", che dà particolare importanza al linguaggio o meglio "a una vocalità intelligente come epifania della realtà". Marisa Fabbri lavora in maniera centrale sul testo, ne sviscera risonanze e dissonanze, usa un parlare basato sulla fisicità del linguaggio, sullo scheletro delle parole determinato dalle consonanti, crea un discorso che non è unico ma basato su un modo di recitare con molteplici possibilità e quindi aperto, come vuole la lingua italiana, “fatta per mentire”.

Come ricorda Sandro Lombardi infatti “Marisa è l'unica che sia riuscita a definire sommariamente il modo di lavorare degli attori di Ronconi” basato "sullo stupore nel pronunciare le parole, come se fossero dette per la prima volta". Nel vederla recitare era impossibile non osservare che dietro ogni sua interpretazione c'era un mondo di emozioni vive, palpabili e concrete, una tensione espressiva sia nella voce, tra il comico e il tragico che rendeva ogni parola pronunciata un pugno allo stomaco, sia nei movimenti, calcolati, precisi e controllati, che la rendono, come ha fatto osservare la Laura Mariani "un esempio di professionismo e d'arte del mestiere dell'attore".


 Giulia Marchetti

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