A una settimana dal giorno dedicato al gentil sesso Danila
Scarlino non esita a introdurne le appropriate celebrazioni, impreziosendo lo
scarno palcoscenico della Sala InterAction con tutta la verve da bailaora che
accompagna il suo percorso professionale già da molti anni. Ma non sono i suoi
virtuosismi coreografici a far da padroni sulla scena – o almeno, non solo.
Difatti, a regnare sovrana è la sua essenza di Donna. “La Bambina ”, com’è nota ormai
da tempo immemore, parla al suo pubblico col linguaggio del cuore,
picchiettando il pavimento coi tacchi delle scarpe per scandirne il ritmo assai
vigoroso.
Sui flebili solfeggi di una chitarra classica, esegue il
rituale del trucco per indossare i panni di un personaggio ancorato a
irremovibili tradizioni culturali, proprio come un attore Nō nella kagami no ma,
la camera dello specchio. E così una copiosa gonna ricamata con rouches, un
bustino di raso, uno scialle dalle lunghissime frange e un vestito da uomo la
imprigionano per sessanta minuti in un crogiolo di cliché, interpretati magistralmente
da ogni movimento di mano, gamba o bacino.
Il suo spirito battagliero, tuttavia, non tarda molto a
rivendicare la libertà che le appartiene: in un flusso di passione vibrante e
pathos palpabile (anche a una decina di file di distanza dal palcoscenico) la Scarlino spezza le catene
del folklore per danzare un nuovo flamenco, quello sbocciato nel suo animo
femminile sin dal primo giorno di vita. Il ritmo, dunque, diviene sempre più
incalzante, difficile da seguire persino per l’esperto chitarrista dell’ensemble,
fino a dissolversi nelle commoventi parole della più celebre canzone italiana
dedicata all’universo femminile, Quello che le donne non dicono.
Mai note così dolci avrebbero potuto accompagnare meglio l’epilogo
di una tale poesia del movimento!
Marco Argentina
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