lunedì 5 novembre 2012

OPERETTA BURLESCA: 1° STUDIO DI PERSONALITÁ

Lustrini, parrucche, bikini, piumaggi e abiti osé. Vibranti bacini ballerini, evoluzioni, trasformazioni, maschere androgine si intravedono nell’immaginario collettivo del pubblico in sala. Per ora però, la scena silenziosa di Operetta Burlesca (Studio n°1) è abitata da quattro manichini vestiti, calati dall’alto tramite delle funi e due sedie.
Il 31 ottobre Teatri di Vita accoglie un pubblico con uno show man scalda-pubblico, ibrido tra un venditore di spot pubblicitari e un mangiafuoco voluttuoso dalle curve esageratamente coinvolgenti che danza, farfallino, sui suoi chili abbondanti. E ancora canta, recita, interpella il pubblico con quiz e brevi stornelli da ripetere a ritmo di battiti di mani.
Il nuovo lavoro di Emma Dante, ancora in fase di studio, debutta in occasione della decima edizione di Gender Bender, festival Internazionale che presenta opere d’arte contemporanee, legate alle nuove rappresentazioni del corpo, delle identità di genere e di orientamento sessuale, promosso dal Cassero, gay e lesbian center.
Un fenomeno da baraccone sbrilluccicante quello della Compagnia Sud Costa Occidentale, che sottende la travagliata storia d’amore della trans-soubrette Stellina con Principe Azzurro.
Lo spettatore, ingordo di risa, cerca il buffo, lo stravagante e il pizzico di erotismo, che non attende a presentarsi. Tra i circensi di sensualità, si esibiscono ballerini di tango e flamenco, lussuriosi nei passi danzati, in provocanti abitini burlesque: un “tira e molla” ormonale che si gioca sulla seduzione, palpata e goduta, sulle note di un orgasmo scenico.

Un collage di esibizioni, talvolta poco connesse tra loro, a sé stanti: peculiarità di una regia che vuole mostrarci una serie di comicità acrobatiche o pecca di un lavoro visibilmente in fase di studio? (con ampie possibilità di miglioramenti, si spera).

Infine tocca a Stellina. Non sa cantare, né ballare, “Però ho una cosa rara: una storia d’amore”. Il suo amato-amante, Principe Azzurro, è un uomo sposato con figli.
Al centro del palco, la nostra soubrette apre il suo cuore “chien u’ zucchr’”. Racconta, con una voce in falsetto la sua drammatica storia in cui il sogno si tramuta in separazione. Stellina prende coscienza di essere stata solo un oggetto sessuale per Principe, una “bambola” abbandonata a se stessa, proprio come quelle gonfiabili presenti in scena, ormai prive completamente d’indumenti.

Le briglie dell’etica faranno danzare i personaggi-carillon in un balletto finale, sul quale non si può fare a meno di applaudire la compagnia Sud Costa Occidentale per aver parlato di transessualità, sullo sfondo del divertimento e del grottesco. Il pubblico condivide le scelte registiche con lunghi e insistenti applausi.

Gli attori propongono una recitazione consapevole e immedesimata. Inchino di: Davide Celona, Marcella Colaianni, Francesco Guida, Carmine Maringola.

Angela Sciavilla



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