domenica 11 novembre 2012

Comicità tradizionale giapponese: il Maestro Sanyūtei Ryūraku ai Laboratori delle Arti


Un pannello bianco come fondale, un tavolo coperto da un panno nero e uno arancione, un’atmosfera dal sapore euroasiano: i Laboratori delle Arti rievocano, in parte, l’ambientazione del Raguko, spiegata  da un sorridente Maestro Sanyūtei Ryūraku, esperto nella tradizionale arte della narrazione giapponese, il wagei.
foto di Eleonora Rossi
Il laboratorio, organizzato da CIMES, Centro di Musica e Spettacolo, propone a quindici studenti la possibilità di introdursi negli insegnamenti di base del Raguko, per tutta la giornata, fino alle 18 in cui si potrà assistere a una dimostrazione/spettacolo tenuta dal Maestro in persona.
Indossa un kimono scuro, un soprabito delle stesse tonalità (hahorì) e si inchina di fronte ai ragazzi incuriositi, che scrutano in silenzio. Si inginocchia su un cuscino (zabuton), estrae dal kimono un ventaglio, il sensu e un piccolo asciugamano rettangolare stampato, il tenugui. Con solo questi elementi in scena, il Sensei riesce a ricreare brevi racconti, che si avvicendano anche in diversi ambienti.
Il segreto sta nella mimica facciale e nell’abilità del corpo e delle mani. I gesti sono esagerati, non naturali, per far capire allo spettatore cosa l’attore rappresenti o quale sia l’ambientazione. Movimenti calibrati per non intralciare la narrazione stessa.
Si raccontano spesso scenette comiche tra artigiani e servitori; le storie terminano tutte con l’ochi, in italiano è la caduta, in inglese si potrebbe definire con punchline, una frase che ti colpisce come un pugno, un colpo comico e inaspettato,  riducibile ad una sola battuta.
foto di Eleonora Rossi
Per far capire, il Maestro inscena una tipica performance di Raguko, intitolata Nabe (la tradizionale pentola giapponese usata per cuocere il riso).
La storia narra le vicende di un garzone e del suo padrone. Il garzone viene colto in flagrante mentre mangia un piatto di squisiti fagioli dalla pentola, nabe, e per questo cacciatoIl padrone poi, cade nello stesso vizio dell’inserviente, e per non farsi scoprire da questo, si nasconde in bagno onde evitare la magra figura. Al ritorno il garzone, approfitta dell’assenza del padrone per servirsi un altro piatto, e anch’esso, per non farsi scoprire, va a nascondersi in bagno. Chi c’è lì? Il padrone! Il garzone, si giustifica frettolosamente: “Vi ho portato il bis, signore!”
Gli studenti applaudono compiaciuti.
Dopo una parte introduttiva di esposizione tecnica del Raguko con la sua etichetta, il Sensei ha chiesto un volontario tra i ragazzi per provare qualche movimento.
Con modi gentili e un fare accomodante ha spiegato come, prima del movimento, ci sia l’intenzione: immaginare l’oggetto prima di farlo vedere, calibrare il movimento secondo il suo peso e agire.
L’obiettivo della giornata è mettere in scena tre soli movimenti: scoperchiare la pentola di fagioli, servirsi col cucchiaio e mangiare dal piatto con le bacchette.
Dopo la pausa pranzo, i ragazzi entreranno in azione. Riuscirà il Maestro nel proprio intento?

Tommaso Monaci
Angela Sciavilla

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