domenica 14 aprile 2013

Nuova agorà al Florida: Le donne al parlamento di Aristofane

Una cortina di canne di bambù e di fumo attraggono lo sguardo dello spettatore verso il centro della scena, rappresentazione dell’antica agorà greca. È una funzione rafforzata a tratti da un tavolo portato avanti e indietro, usato come podio da Prassagora (Marilena Macchia): essenzialmente sono questi i pochi ma efficaci strumenti registici per attualizzare un testo greco vecchio di duemila anni, ma mai così adatto come adesso, vista anche la precaria situazione politica italiana. Non a caso molto è affidato alla recitazione attoriale che, nonostante la poca esperienza, riesce a restituire con ruvida vividezza i personaggi interpretati. Nella recitazione l’appello al pubblico è frequente sia nei momenti più politici che in quelli più grottescamente comici, a ricordare appunto l’agorà greca, e il richiamo funziona, attrae naturalmente gli spettatori. Inoltre, a stemperare una possibile nudità pericolosamente fredda dell’agorà, i costumi e i trucchi nella loro variopinta bellezza sono stati alquanto funzionali.


A questo quadro generalmente positivo si può tuttavia osservare anche con ragione che forse sono state troppo sottolineate le allusioni sessuali, tanto che il comico ha rischiato di apparire esclusivo, a scapito dell’argomento politico del testo. Per quanto riguarda l’interpretazione, si potrebbe in un eccesso di pignoleria sottolineare le defaillance, soprattutto iniziali. In quanto attori per lo più non professionisti la stanchezza è naturalmente visibile all’inizio dello spettacolo, visto lo sforzo fatto nello stesso giorno di una matinée. La macchina teatrale fatica a partire, e si prova un po’ di rammarico alla fine dello spettacolo, quando si accumulano in un climax portentoso le invenzioni più genialmente comiche. Come a chiedersi, “ma come, è già finito? Ora che ci stavo prendendo gusto...”. Tuttavia proprio questi momenti orchestrati in maniera sapiente, come il gioco del bastone cavalcato dal giovane richiesto da due vecchie en travesti, oppure l’effetto ripetuto della pistola, perle in uno spettacolo comunque compatto e ben costruito, riscattano ampiamente alcuni piccoli e giustificati momenti di stanchezza. In sintesi, lo spettacolo funziona, la compagnia e il regista sono cresciuti molto dal precedente Ubu Re, e quindi, giusto a proposito, non resta che augurar loro per il futuro un sentito “Merdra!”

L’associazione Orsa Minore al Teatro Cantier Florida, Firenze 13 aprile 2013

Fabio Raffo

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