«Un teatro lungo 20 anni, un progetto nutrito nove mesi»:
nove mesi per interrogare la città e i suoi cittadini, per chiedere alle varie
realtà che in essa si compongono le parole-chiave da cui ripartire per ricreare
una città fatta di azioni, di relazioni, di parole che acquistano senso perché
non si fermano solo all’essere dette, ma riescono a tradursi in realtà: questo
è il materiale di cui si nutre il progetto che la Compagnia Teatro dell’Argine
ha presentato nella Sala Tassinari di Palazzo d’Accursio nel corso della
conferenza stampa tenutasi il 3 luglio 2014. Un programma ricco di numeri,
oltre che di parole, le cui battute finali rientrano nell’ambito di bè bolognaestate:
uno spettacolo itinerante che dal 14 al 20 luglio vedrà in azione cento attori
e un ospite diverso per ogni sera, un convegno, un laboratorio che dal 7 al 20
luglio racconterà su vari canali il progetto spettacolare, cinque incursioni
teatrali, video-installazioni e più di cento abbecedari che potrebbero essere
pubblicati, un domani, per dare futuro alle parole che ispirano la rinascita e
il cambiamento della città, nella città.
LeParole e la Città è il nome che contiene tutto questo. Un nome semplice
e immeditato, capace di raccontare il tipo di teatro che ha caratterizzato le
attività della Compagnia Teatro dell’Argine nel corso di questi vent’anni: «un
teatro per le persone, con le persone, insieme alle persone», come lo definisce
Andrea Paolucci, membro del direttivo artistico della compagnia con Nicola
Bonazzi e Micaela Casalboni e con loro rappresentante, nel corso della
conferenza stampa, della grande famiglia della Compagnia TdA. Il progetto presentato
si qualifica come sconfinato non solo per i numeri, ma anche per la portata
esperienziale che propone: lavorando anche a livello internazionale, quest’operazione
fonda la speranza di poter rinforzare il senso di comunità partendo dalle relazioni.
È esemplificativa, a tal proposito, la rete intessuta tra le varie associazioni
nazionali e non conosciute dalla compagnia in questi anni, costruita grazie
all’impegno costante della stessa nella mediazione culturale. Nove mesi di
lavoro, d’interviste, di ascolto hanno reso, alla fine, tutti protagonisti nel
gioco del raccontarsi, sviluppando una drammaturgia partecipata poiché creata da
persone che hanno regalato pensieri, ore e parole a questo progetto.
«Il nostro teatro è fatto di relazioni, è fatto di persone
che conducono esperienze e relazioni. Ecco perché il nostro spettacolo per
festeggiare il ventennale è una relazione tra persone. I cittadini recitano se
stessi, a fianco di attori professionisti, e il tutto si svolgerà in un campo
da calcio trasformato in luogo teatrale», spiega ancora Paolucci. Nel suo
svolgersi, lo spettacolo si rivela un viaggio per spettatore solo, impegnato a
tu per tu nella scoperta della bellezza di questa città “ideale”; un viaggio
però sempre di matrice teatrale, da terminarsi nella relazione che il teatro
esige oltre che creare, strappando lo spettatore alla sua solitudine e
restituendolo all’unione del pubblico partecipante nella parte conclusiva, di
volta in volta affidata a ospiti diversi. Un grande regalo fatto dalla
Compagnia Teatro dell’Argine alla comunità, ma anche un’importante occasione di
autoriflessione sul bisogno di definire la portata di “un teatro che vuole
farsi territorio in un territorio che forse può farsi teatro, o meglio
cultura”, come suggerisce Micaela Casalboni nel presentare i punti alla base del
convegno Teatrocentrocittà, che verrà ospitato il 17 luglio all’Arena del Sole.
Un convegno che prende le mosse da un dato allarmante, reso noto da Francesco
De Biase nel corso delle ultime Buone Pratiche (Milano 2014): il 60% dei
cittadini europei non mette mai piede in un luogo di cultura, e in Italia la
percentuale sale all’ 80%. Dati che
rivelano come la maggior parte dei cittadini non trovi spazio per la cultura
nella sua quotidianità, probabilmente perché continuano a ritenerla elitaria;
dati che denunciano il bisogno di dimostrare l’infondatezza di questi preconcetti
e dare luogo a tentativi di soluzione, come proveranno a fare i relatori
impegnati nel convegno, appartenenti a svariate categorie impegnate nel mondo
teatrale (artisti, critici, tecnici ma anche spettatori) e invitati, alla fine
dello stesso, a esporre le loro idee in quattro tavoli di lavoro attorno ai
quali applicarsi attivamente nella ricerca di una possibile soluzione: ancora
una volta, tutto parte dalla relazione. Inoltre, cinque incursioni cittadine invaderanno
Bologna dal 10 al 19 luglio, sviluppando azioni teatrali itineranti che
vedranno comunità di persone, contraddistinte dalla gioia propria della
partecipazione teatrale, impegnate nel raccontare la città con parole usate da
scrittori, pensatori, poeti e non solo. Tra le possibilità offerte da questo progetto,
rientra il laboratorio condotto da Massimo Marino, non a caso intitolato Il
teatro La città Lo sguardo: queste tre parole guideranno lo spettatore nell’acquisizione
di una maggiore consapevolezza nel
relazionarsi allo spettacolo, consentendo ai partecipanti di rapportarsi con il
difficile lavoro dello “sguardo che racconta” la magia teatrale.
Il progetto si rivela interessante anche per le modalità di
fruizione offerte al pubblico, accompagnato nel suo visitare i luoghi di questa
città “ideale” da un’audioguida che racconterà le parole e le storie all’origine
della città, prevedendo ben tre lingue diverse e modalità di fruizione apposite
per bambini e audiolesi. Ancora una volta, la Compagnia Teatro dell’Argine pone
alla base del suo lavoro l’importanza dell’inclusione culturale, e la validità
del suo impegno in questa direzione viene sottolineata dalle parole usate da Isabella
Conti, sindaco di San Lazzaro, nel raccontare come «questo spettacolo chiarisce
il ruolo che la Compagnia Teatro dell’Argine ricopre per il territorio e per la
comunità: da vent’anni crea cultura, genera ricchezza e slanci verso la
cultura, e il modo con cui questi vent’anni vengono celebrati ribadisce
l’appartenenza del teatro alla città come luogo ma anche come comunità di
persone, e soprattutto l’importanza delle parole: le parole creano identità e
aprono possibilità riflessive, inducono all’autocoscienza e permettono a
ciascuno di essere attore, nel senso di essere persona che agisce per creare
rete, relazione, comunità». Parole
forti, se si pensa al particolare stato di disinteresse in cui, a livello
nazionale, spesso languiscono realtà teatrali di questo tipo e al ruolo
importante che i cittadini ricoprono, nel dimostrarsi lungimiranti rispetto
alle pubbliche istituzioni nei confronti di realtà impegnate nella creazione di
relazioni e nella consapevolezza dell’utilità pubblica della cultura, come
osservato nel suo intervento da Alberto Ronchi, assessore alla Cultura e ai
Rapporti con l’Università del Comune di Bologna.
È un progetto grande, grande quasi quanto una città, al cui
centro vi è un’idea di teatro e di relazione capace di abbracciare vent’anni di
attività nel corso dei quali l’identità della Compagnia Teatro dell’Argine si è
consolidata attorno alle persone, alle azioni che coinvolgono le persone, alle
possibilità che apre l’arte. È la celebrazione di quello che il teatro dovrebbe
essere: un luogo, un tempo fatto di relazioni, uno sguardo tra persone capace
di creare comunità.
Elvira Scorza
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