martedì 28 maggio 2013

Plankton for Banquo - primo studio al Teatro Tempio di Modena

Sangue che sgorga da ferite imputridite - sangue che sporca la terra - terra infettata dall’uomo. Questo il ciclo che anima Plankton for Banquo - primo studio, opera di Dante Manchisi che presenta al pubblico di EquoCentrico un’idea di spettacolo teatrale curiosa: il celebre fantasma shakespeariano  viaggia su un’astronave e abbandona un pianeta, la Terra, ormai alla fine.


Il fantasma di Banquo torna dal regno dei morti, dentro un sacco nero trainato da un mascherone antigas, mentre un tubo dalla galleria del TeTe – Teatro Tempio  guida un vociare sinistro, un rincorrersi di risolini e malizie: grazie a questa voce le tre streghe si raccontano, senza mai mostrarsi al pubblico, riportando pezzi del primo atto del Macbeth sussurrati, inframmezzati da risa. Con questo riflesso del passato, Banquo ritorna in scena. Cita attimi già vissuti e conosciuti, ride del terrore altrui, della morte altrui, ride di sè, del suo non-essere, si rassegna al suo essere stato. Alle sue spalle si definisce l’immagine di un esterno visto da un’astronave. Il pubblico si ritrova così a viaggiare in una dimensione spaziotemporale: le parole di Banquo lo portano a vagare tra corpi privi di vita e un pianeta al collasso ormai privo di ossigeno,  mentre le proiezioni inseriscono il monologo di Banquo e tutta la sala del TeTe  in un’atmosfera inaspettata. Asteroidi di passaggio, corpi celesti, una luna piena. Banquo, giochi di luce a suo favore, si spoglia dai suoi abiti militari e scompare per metà nella buca del palcoscenico prestatasi a diventare una vasca (forse fonte di vita?), e mentre continuano le abluzioni il vociare delle streghe guida i suoi pensieri, i suoi ricordi e lui, novello Marat, si abbandona a loro, si ricorda del pianeta morente, del suo furore ancora in vita, dell’indifferenza umana, dell’eterno ritorno che porta i morti per mano violenta e vogliosa di potere a preoccuparsi di un pianeta in fin di vita, soffocato dall’indifferenza e dallo stesso potere. 


Nel mentre, il mascherone antigas/servo di scena contempla un ramoscello, alla luce fredda del faro. È l’unico umano vivo in scena, quest’essere che si muove con compostezza e non offre altro allo spettatore se non il suo sguardo, fuggevole e nascosto. Banquo è un fantasma stanco, delle tre streghe non rimane che il vociare, il pianeta neanche si vede  dall’astronave su cui viaggia lo spettacolo e il pubblico. Non rimane che lui, il mascherone antigas che resiste, conserva, forse ricorda ma al contrario di Banquo non ce lo racconta, ma lo agisce nel gesto preciso con cui raccoglie un ramoscello verde, lo osserva e lo conserva. 
Curioso. Curiosa la scelta dei personaggi, curiosa l’ambientazione, curioso il legame tra il fantasma che “re non sarà mai” e l’immagine di un pianeta ormai stremato dal suo animale più evoluto. Ci aspettiamo un esito, per risolvere alcune curiosità e vederne spuntare altre.
Con Santo Marino, Cristina Carbone- voce Angela Burico. In co-produzione con Peso Specifico Teatro.

Visto a Modena - TETE Teatro Tempio – 17/18 maggio 2013

Elvira Scorza

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