domenica 6 maggio 2012

Il viaggio di Mercuzio. Seconda tappa: Volterra

Mercuzio non vuole morire. Si muove come magma potente e travolgente. È una continua conquista giorno dopo giorno di compagni di strada, di amici,di artisti, di uomini, di donne, di bambini che adesso hanno incontrato Mercuzio, lo spirito libero, il sognatore della storia shakesperiana di Romeo e Giulietta.

Il 4 e il 5 maggio appena trascorso Pomarance e Volterra sono state protagoniste di un’azione teatrale di massa che non ha precedenti. Le piazze sono diventate un grande set fotografico e i cittadini sono diventati testimoni viventi che la cultura può ancora trasformare il mondo ed essere a disposizione di tutti e non solo di pochi eletti. È stata un’esplosione di colori, di suoni, di diversità che si radunava sotto un unico vessillo comune: Mercuzio non vuole morire.

Le scuole, le associazioni, le corali, i rioni, le contrade, le scuole di pattinaggio, di calcio, di danza, tutti hanno risposto alla provocazione - forse inattuale ma ugualmente forte e concreta - fatta da Armando Punzo, regista della Compagnia della Fortezza, di essere parte attiva di un teatro di massa. Essere al centro non solo di un grande spettacolo, ma della propria storia. Mercuzio chiede di entrare a pieno titolo e con profonda coscienza dentro ad ognuno perché possa prendere l’energia necessaria per continuare a vivere. Perché se la poesia, l’arte, il teatro, la cultura muore è una tragedia per tutti e non solo una responsabilità di pochi.

Questo è il progetto Mercuzio non vuole morire. È uno spettacolo teatrale atipico, ma soprattutto è un’idea, una filosofia che sta entrando nei cuori e nelle menti di tutti coloro che vogliono prendersi cura – in prima persona – dell’arte, della cultura e della bellezza. È stato emozionante essere lì: vedere come con semplicissimi gesti e con poche parole ci si possa davvero sentire parte di una comunità di liberi sognatori, di gente normale che ha voglia di cambiare, di persone consapevoli che adesso hanno voglia di leggerezza, di cittadini che si attaccano all’idea di Mercuzio e chiedono a gran voce di volare.

Il progetto è appena cominciato e non si fermerà tanto facilmente. Quello a cui abbiamo assistito nei due giorni di maggio a Pomarance e a Volterra non è che l’inizio di un’onda che non intende smorzarsi. È un passaparola inarrestabile. Tutti vogliono Mercuzio nelle proprie città. Sulla scia del set fotografico ci saranno ancora altri appuntamenti a Castelnuovo V.C. e Montecatini V.C. che saranno fissati a breve. Ma si continua ancora con il Festival delle Resistenze In-attuali (Pomarance e Larderello 29, 30/6 – 1/7), la rassegna “Dei teatri della Memoria” al Museo della Memoria di Ustica (Bologna – 4/7), VolterraTeatro (Volterra, Pomarance, Castelnuovo V.C. e Montecatini V.C. (25, 26, 27, 28, 29/7), Festival “Di umanità, si tratta” (Gubbio –data da definire), Palio delle contrade (Pomarance -9/9), Napoli Teatro Festival (Napoli – 30/9 – 1/10).

La voglia di avere la leggerezza e l’entusiasmo di Mercuzio sta dilagando a livello nazionale. Il progetto, cominciato in carcere lo scorso anno nell’ambito del VolterraTeatro 2011, adesso non solo è uscito da quelle quattro mura, ma come un palloncino, colorato e leggero, ha intrapreso un viaggio che non si può fare a meno che ammirare e raccontare. Mercuzio non vuole, e non può, morire.

Josella Calantropo

venerdì 4 maggio 2012

Il viaggio di Mercuzio. Prima tappa: Pomarance

Un caleidoscopio di colori e di suoni, una voce rassicurante che guida i passi e le parole, pose fotografiche di vite in movimento. Persone.
Parte da piazza De Larderel a Pomarance il viaggio del sognatore che si ribella alla pagina scritta e alla sorte che il padre Shakespeare aveva scelto per lui. Mercuzio non vuole morire, si intitola il progetto di Armando Punzo e della Compagnia della Fortezza. Nato come idea di spettacolo teatrale, il bozzetto iniziale ha preso forma in direzioni diverse, più ampie, dilatandosi fino a sfondare i confini del teatro per giungere nella vita delle persone e nelle piazze.

Incontri, racconti e discussioni hanno fatto di Mercuzio la metafora di una modalità di pensiero inedita. Come una corrente che attraversa i campi e si diffonde, lentamente, radicandosi a fondo nelle coscienze di chi ne entra in contatto.  

Il sole di maggio, i colori ruvidi di una cittadina di montagna e le note avvolgenti della musica composta da Andrea Salvadori accolgono i nuovi compagni di viaggio di Mercuzio, immergendoli nell’atmosfera rarefatta di un pomeriggio insolito.

La piazza di Pomarance si trasforma, minuto dopo minuto, in una festa di colori e di voci. Una trottola multiforme che si prodiga in evoluzioni vertiginose schizzando immagini e suggestioni da ogni parte. Maschere folkloristiche, bandiere, bambine volteggianti su pattini variopinti, trampoli fisarmoniche e tamburelli. Giovani, anziani, neonati, intere famiglie raccolte intorno all’idea del giovane sognatore che apre squarci su nuovi mondi, per diventare testimonial della propria città, della città che cambia, che rinnova il proprio modo di guardare alla vita e alla comunità. Ciascuno giunto con la propria idea del giovane sognatore, con il proprio sogno nel cassetto. A vagare tra i corpi disordinati nella piazza un Mercuzio in carne e ossa, una figura sottile in bianco e nero che raccoglie, con il suo orecchio gigante, tutti i respiri della città che vive.

Pronti a cristallizzare ogni goccia visiva in uno scatto, gli obiettivi di una nutrita schiera di fotografi. D’altro canto il pomeriggio di Pomarance, aprifila di una lunga serie di incontri che si svolgeranno in altre piazze italiane, aveva il fine ultimo di scattare una foto di massa, un’immagine promozionale che farà da sfondo al progetto su Mercuzio, come immagine in filigrana del viaggio, intrapreso a Volterra, che condurrà il personaggio shakespeariano in nuovi territori. Una lunga serie di tappe alla ricerca di nuovi compagni di viaggio, di nuove persone e nuovi luoghi disposti a investire sul coraggio di non cedere alla resa e sul sogno della “ribellione bianca” a ciò che è già scritto. 

A dirigere le pose fotografiche in movimento, la voce di Punzo, che guida le azioni e indirizza gli sguardi verso fotografi sistemati in alto, su una gru.

Un pomeriggio dai toni sur-reali, che ha coinvolto i presenti fino in fondo, sganciandoli dal compito di figuranti e irradiando in essi un’energia nuova, attiva, vitale. La piazza svuotata a poco a poco, lascia tra le mani la sensazione di aver preso parte a qualcosa di grande, di importante.

E domani si replica a Volterra in Piazza dei Priori h 11:00.

L'album fotografico di #mercuziononvuolemorire a Pomarance


1. #Mercuziononvuolemorire voci dalla soffitta stanno arrivando!!!!


2. Le Voci stanno arrivando armate di alucce!!! Mercuzio non vuole morire


3. Le Voci sono già sotto l'ombra della Fortezza Ci stiamo preparando a raccontare la foto di massa. Oggi a Pomarance alle 16 e domani a Volterra alle 11 #Mercuziononvuolemorire


4. Le Voci sono pronte... ci vediamo a Pomarance alle 16. Foto con Mercuzio e i suoi compagni!



5. Le Voci... e fattiditeatro aspettano in piazza a pomarance l'arrivo dei mercuzi...



6. #mercuziononvuolemorire è in piazza a pomarance!!! Aspetta la foto con i suoi compagni





7. È una festa di colori e di voci. Tutta la città di pomarance è in piazza perché #mercuziononvuolemorire

8. La città di pomarance è tutta quì...




9. I fotografi si preparano a fare la foto di gruppo... di una città #mercuziononvuolemorire



10. Non è una manifestazione politica...non è uno sciopero...non hanno fatto nessuna promessa per radunare queste persone...credono solo che #mercuziononvuolemorire



11. Piccole azioni per dire che #mercuziononvuolemorire la città c'è


12. Una meravigliosa cartolina da pomarance #mercuziononvuolemorire



13. E domani mercuzio arriva in piazza dei priori a volterra! Se volete esserci...l'appuntamento è alle 11 #mercuziononvuolemorire


14. Loriano Pescini un amico di mercuzio arrivato in ritardo...ma è arrivato e ci teneva a esserci!

Josella Calantropo





#Mercuziononvuolemorire: il sogno reale di Punzo

Mercuzio è il personaggio di Shakespeare. Il portatore del sogno, l’artista che eleva la propria immaginazione verso mondi irreali per gettare uno sguardo più intenso sul reale, l’innamorato della vita. Per paradosso, proprio lui che non vuole morire, viene sacrificato da Shakespeare per primo e per due volte. “Tu parli di niente” obietta Romeo a un Mercuzio che parla dell’ineffabile. Un primo colpo, fatto di parole, che sancisce la fine metaforica del giovane sognatore, seguito dal secondo colpo di una spada che ne trafigge la carne uccidendone il corpo mortale. È il principio della fine. La storia procede inesorabile verso l’annientamento progressivo di tutti gli altri personaggi. Resteranno in vita gli adulti. I Montecchi e i Capuleti, le due famiglie che si disputano, i genitori dalle mani insanguinate colpevoli della morte dei propri figli. Restano i cittadini, colpevoli di aver osservato il disfacimento immobile.

Romeo e Giulietta ricalca senza sbavature una storia che si perpetra da sempre. I genitori scellerati che uccidono i propri figli con azioni sconsiderate o con il silenzio, con l’inettitudine; i padri che annientano il futuro della propria prole. È la Storia che fa il suo corso. È l’albero che pur desiderando la quiete continua a subire i capricci del vento.

In bilico tra due mondi, incrostato di terrestrità e ricolmo di leggerissimo elio che protende verso il cielo, c’è Mercuzio. Colui che tenta di sottrarsi alla Storia, colui che tenta con il proprio leggero pensare di sottrarsi alla pesantezza della vita e di innalzarsi al di sopra della crosta reale. L’uomo sulla soglia che tende verso l’uscita, che riesce a vederla con chiarezza e che può testimoniare della presenza di un mondo diverso. Ma Shakespeare, più realista del re, lo fa morire subito spezzando ogni possibilità. È qui che interviene Armando Punzo, un Mercuzio in carne e ossa, che guarda ai margini del testo e decide di aiutare il giovane sognatore a ribellarsi alla tirannia del padre Shakespeare.

Nasce così il progetto “Mercuzio non vuole morire”. Progetto di uno spettacolo, in principio, che ha assunto nel tempo contorni sempre più larghi, configurandosi come una vera e propria corrente di pensiero, come una religione laica che ha maturato e matura un “fedele” dopo l’altro. Staccatosi dalla pagina scritta, il personaggio shakespeariano è arrivato in piazza, nelle case, tra la gente comune. Abbattuta la barriera attore-spettatore, i cittadini di Volterra e di Pomarance (le prime due cittadine coinvolte direttamente) diventano interpreti di se stessi, portatori attivi della propria idea di Mercuzio, testimonial consapevoli della città che si rinnova, che ritrova il coraggio di sognare e di credere nella possibilità di un’ idea, di un pensiero.

È un lavoro che, pur rintracciando le proprie fondamenta nell’uomo tout court inteso come entità filosofica sganciata da ogni riferimento spazio temporale preciso, giunge in un momento specifico, a ridosso di una fase storica complicata, aderendo con schiettezza assoluta alla contemporaneità e caricandosi inevitabilmente di altri significati.

Immaginiamo la vita contemporanea come un’enorme serra in cui proliferano vite immerse in uno spazio che, da un punto di vista relativo, appare sconfinato e aperto ma che, a uno sguardo d’insieme, rivela una cappa che lo ingloba completamente. Che ricopre singolarmente ciascun individuo intrappolandolo in una gabbia di vetro.

Nello spazio-tempo quotidiano, la vita scorre scandita dai ritmi di un meccanismo che regola i comportamenti e i pensieri degli individui. La diabolicità di questo meccanismo risiede nella sua invisibilità, nell’impossibilità, cioè, da parte di chi è assorbito nella sua orbita, di accorgersi di essere contenuto in questa scatola trasparente.

Mercurio spezza il legame con il livello ordinario della vita, si cala in una dimensione extra-ordinaria, e così i contorni della ragnatela assumono consistenza, si definiscono in tutto il loro subdolo potere avvolgente. Partendo, con la sua valigia di sogni, dal carcere di Volterra, espande per cerchi concentrici il suo potere verso nuovi spazi. “Ciò che avviene in carcere è un bozzetto, un’azione magica che s’irradia all’esterno” spiega Punzo.

Mercuzio, allevato nel crogiuolo di una comunità ristretta, carica il suo bagaglio di leggerezza e si mette in viaggio verso altre comunità, come un’onda morbida, che s’insinua negli interstizi. Non è una moda. Non si diffonde in pochi istanti, non travolge, non si esaurisce. È un fluire lento, fatto di parole, d’incontri, di chiarimenti, di discussioni. Una modalità di pensiero che affonda le sue radici in profondità, o meglio, che riscopre radici profonde. Mercuzio è uno scultore che, rimuovendo parola dopo parola scaglie di marmo, levigando, porta alla luce, dal freddo blocco di marmo, un’opera che esiste già, un nucleo caldo sopito, anestetizzato.

La metafora non è azzardata: “Mercuzio c’è già in ognuno di noi” dice Punzo “è la realtà concreta che lo nasconde, sono le pietre della città che lo rendono invisibile, pietrificando anche gli uomini”. Mercuzio, dunque, non aggiunge nulla, non impone in positivo. Rivela, scopre. Opera sul materiale vivo della coscienza inducendo uno sgorgamento spontaneo del pensiero.

Il giovane viaggiatore si assume il compito di scrostare la patina che avvolge la vita, di rimuovere lo strato ovattato che inibisce la capacità di sognare, di elevarsi due metri dal suolo, di immaginare nuove possibilità.

Il lavoro di Punzo consiste, soprattutto, nell’aiutare Mercuzio a trovare compagni di viaggio che lo aiutino ad arrivare sempre più lontano. A trasformare quei tre o quattro cittadini inerti del testo di Shakespeare in una massa travolgente. Un viaggio solitario, più facile da gestire, significherebbe sferrare il terzo colpo a Mercuzio. Quello definitivo. E' un’avventura rischiosa, senza dubbio, ma necessaria. D'altronde la Compagnia della Fortezza  ci ha abituato a questo ed altro.

Rossella Menna

Passaparola: #Mercuziononvuolemorire

È uno spettacolo di teatro, ma un po’atipico. Armando Punzo, regista della Compagnia della Fortezza, continua a lavorare al progetto Mercuzio non vuole morire. Partito lo scorso anno all’interno del festival VolterraTeatro, è arrivato a oggi con un’ambizione: coinvolgere tutta la città per fasce di età. Non aveva più senso fare semplicemente uno spettacolo. Per il regista, che da venticinque anni opera all’interno del Carcere di Volterra, ora è fondamentale fare un passo in avanti. Bambini, ragazzi, giovani, adulti, tutti vengono coinvolti nel vortice di Mercuzio. È lo sforzo di una compagnia teatrale di andare dentro la città, essere parte di una comunità. L’obiettivo è di conoscere tutte le realtà che operano sul territorio facendo, quindi, un monitoraggio, una mappatura completa dei cittadini, delle professioni, delle associazioni, delle scuole.
Da più di un anno Armando Punzo è in giro per le città di Volterra e Pomarance per incontrare persone, per raccontare, per spiegare chi è Mercuzio, perché è così importante che non muoia.

Lo spirito libero della storia di Romeo e Giulietta, il poeta, il sognatore, si ribella al suo stesso padre autore. Mercuzio - nel sogno di Punzo - lotta contro William Shakespeare e prende in mano il suo destino. Cresce a dismisura, diventa grande, non è più marginale alla storia, non muore al primo atto, non viene più fermato da Romeo con un lapidario: “Basta Mercuzio, tu parli di nulla!”. Nel sogno della Compagnia della Fortezza il simbolo della cultura, del teatro, vince sulla morte e va incontro alla vita. La domanda è in contro tendenza: “E se Mercuzio non morisse?”. Risposta: “Forse la tragedia dei giovani innamorati non si compierebbe!”, “Forse Romeo e Giulietta potrebbero coronare il loro sogno d’amore!”.

È da qui che Punzo e i suoi sono partiti: hanno cercato dapprima amici di Mercuzio, altri poeti, altri artisti che potessero sposare la causa. Ma con il tempo si sono resi conto che non bastava. Era necessario essere di più. Essere in tanti, essere diversi, ognuno portatore di se stesso, ognuno con le proprie capacità, con la propria vita. Perché se Mercuzio muore, se il teatro muore, se la cultura muore, è una tragedia per tutti e non solo per gli addetti ai lavori.

Armando Punzo parla, racconta, cerca di spiegare fino a perdere la voce e dai suoi occhi si intuisce che non si fermerà fino a quando tutti non saranno consapevoli che Mercuzio non vuole e non può morire.

Lancia l’idea di un teatro di massa: strade e piazze diventeranno un grande set dove poter animare una favola. Gli abitanti di Volterra e Pomarance saranno i protagonisti della loro storia. Basta con la pesantezza dei cittadini della bella Verona, si cercano persone che siano portatrici di leggerezza, di quella leggerezza pensosa che tanto cara era a Calvino.

“Aiutatemi” è il monito di Armando Punzo che per primo ha indossato i panni di Mercuzio. “È difficile da realizzare, ma se poi dovessimo riuscire?” questa è la domanda, ingenua e terribile, che rivolge a tutti quelli che incontra.

Coinvolgere migliaia di persone per poter non più solo sopravvivere, ma finalmente vivere e sognare. I Mercuzi sono quelli che “le cose possono cambiare”.

Una grande occupazione della città, uomini, donne e bambini che si riappropriano delle proprie vie e piazze. La trasformazione è in corso. Si comincia con una grande foto di massa. Venerdì 4 maggio a Pomarance alle h. 16 e Sabato 5 maggio a Volterra alle h.11. Una fotografia, un modo per poter dire “Io c’ero, ho creduto in Mercuzio e ho partecipato!” Le giornate saranno seguite su Voci dalla Soffitta tramite il blog, twitter, facebook e lo hashtag sarà semplicemente #Mercuziononvuolemorire.

Passate parola!
Josella Calantropo