sabato 16 novembre 2013

Da Barcellona: La mecedora, Las idiotas (On – The – Go) + invitados, vol. 6.


Accostarsi ad uno spettacolo come La mecedora, Las idiotas (On – The – Go) + invitados, vol. 6, in scena all'Antic Teatre di Barcellona, significa dover abbattere immediatamente, dal primo battito di ciglia, all'ultimo respiro, qualsiasi regola di convenzione del “buon teatro”.
Ciò che accade infatti, è di restare inevitabilmente catapultati all'interno di un susseguirsi continuo di frammenti drammatici, dove non esiste un principio organico e di consequenzialità tra l'uno e l'altro, ma tutto viene accomunato da un'unica e ridondante domanda ¿Qué te mueve?, ¿Cosa ti scatena?
Lo spettacolo si caratterizza, a partire dal titolo, di una sedia, di idiote ovvero le attrici, e los invitados, ovvero il pubblico. Da tutti questi elementi si forma una playlist di impulsi, dove ogni frammento drammatico tende verso nuove strade di espressione dal movimento del corpo, alla musica, agli effetti sonori, nel tentativo di trovare un contatto tra i corpi che si muovono in scena, alla ricerca di un proprio posto nello spazio, anche tra gli spettatori. Il pubblico diventa l'elemento generativo e tangibile del caos performativo, fattivamente all'interno dello spazio scenico: spetta a lui, infatti, tramite l'estrazione di alcuni numeri, predisporre la sequenza dei frammenti drammatici, che apparirà così in un ordine ogni sera diverso.
Il tutto viene ad assumere così le sfumature di un rischio, quello di una sequenzialità mai prevedibile, e di cui il pubblico si ritrova ad essere primo artefice.



'Los invitados' avvertono immediatamente la sensazione di prendere parte ad un gioco-rituale: nessuna porta principale, nessuna indicazione di “entrata al teatro”. Tutti gli spettatori seguono un inserviente per  un lungo corridoio laterale che porta direttamente all'interno del luogo performativo. 
Ci si trova così disposti lungo il perimetro dello spazio scenico, disposti su alcune sedie, con gli occhi che restano per un attimo fissi ed imbambolati verso le poltroncine di sala che restano vuote, invalicabili oltre un cordone bianco.

Ad accogliere gli spettatori, una danza ritmata, frenetica, che vede coinvolte tutte le attrici in energiche sinuosità spesso portate all'estremo subito prima del brusco arresto.
Un'attrice armata di microfono chiede a ciascun spettatore di partecipare ad un sorteggio, estraendo i numeri da un'anfora, così da dare il via alla sequenza dello spettacolo. Ci sono tutti i numeri, dall'1 al 10.
Si inizia dall'ultimo pescato, escono il 5 poi l'1, il 10, l'8, il 6, il 7, il 4, il 9, il 3 e il 2.
Ad ogni numero corrisponderà un cartello che segnalerà il titolo del frammento drammatico.

Entrare nel vivo della dinamica performativa dello spettacolo significa scontrarsi con frammenti scenici diversi l'uno dall'altro, uniti dalla ricerca, dalla definizione, dalla possibilità di numerose modalità espressive. Il tramite per tutto questo, l'espressione di impulsi che si manifestano attraverso il linguaggio corporale delle attrici.

Il primo, il 5, La lucha la libre (La lotta, la libera), si caratterizza per un ritmo spasmodico, all'interno del quale una luchadora simula i gesti e i movimenti di un combattimento. Nell'1, Antena ultrasonica, un'attrice si dimena saltando da una parte all'altra dello spazio scenico, cercando di ricreare effetti d'ultrasuono, tramite grida stridule e acute. Si arriva così al 10, la Corrupción, dove i corpi delle attrici, muovendosi alla ricerca di un contatto tra loro, sfoggiano scialli drappeggiati in oro, arrivando a mangiare alcune banconote da 50 euro, per poi sputarle direttamente al suolo. Le attrici si immergono completamente in un mantello dorato, lo scuotono, provocando un forte rumore dal quale si darà alla luce una vita: “Mama”, una nascita dalla corruzione. L'8, il frammento del Lado a lado, nel quale viene richiesto agli spettatori, dando ascolto ai propri impulsi, di catapultarsi all'altro lato della stanza.  Poi il 6, The virgins, dove si assiste alla corsa di una vergine, intenta a scappare dal terrore, inseguita da un uomo che alla fine ucciderà. Il 7, Il fantasma, incalza il tempo sventolando il suo mantello dorato, fino a bruciare una banconota di cinque euro. Il 4, Fuck my butterfly, un'attrice salta disperata, si dimena fino a catapultarsi contro gli spettatori, trascinando alcuni di loro all'interno dello spazio scenico. Si arriva al 9, Que te mueve, il fulcro dello spettacolo, dove il pubblico viene interrogato sugli impulsi che gli derivano dall’allestimento. E da ultimi il 3, El fauno, dove si assiste alla metamorfosi dell'attrice in un fauno, per terminare con il 2, El beso, un bacio tra due attrici che si prolunga nel tempo, al rallentatore, con le lingue di ciascuna che si inseguono nello spazio.
Ad epilogo del susseguirsi ritmato dei frammenti, ritorna la danza, come libero sfogo dei propri impulsi, mirata a coinvolgere questa volta anche los invitados.

La mecedora, Las idiotas (On – The – Go) + invitados, vol. 6 racchiude al suo interno una ricerca di linguaggi, suoni, ed  elementi partecipativi tra loro differenti per originare un significato nuovo dell'arte scenica. La partitura drammaturgica appare così racchiusa nei corpi che diventano il punto zero da cui ripartire per una creazione scenica che sappia ricercare uno spazio e un linguaggio completamente nuovi, abbattendo ogni barriera, anche quella teatrale.
Le mini-pieces della performance si potrebbero definire come una lotta di impulsi, volta al tentativo di rendere visibili e duraturi i linguaggi del corpo, per smascherare le dinamiche latenti della lotta, della corruzione, dell'amore, della verginità, degli scambi, dell'affermazione del proprio posto nel mondo. Il tutto accompagnato dall'importanza della casualità che sembra originare e dominare quanto ci circonda, senza per questo far perdere di valore e di importanza ogni singolo frammento, ogni attimo, ogni impulso.
Una ricerca, un lavoro che traccia una linea importante sul valore fondativo del lavoro scenico stesso, concepito nella sua dinamicità, nel suo essere mutevole, nel suo costante ed inarrestabile bisogno di definirsi altro da quanto precostituito.
Ci si chiede se La mecedora, Las idiotas (On – The – Go) + invitados, lavoro magistralmente compiuto da cinque giovanissime attrici, Amaranta Velarde, Diana Gadish, Maria Mavridou, Melissa Cisneros, riesca a tracciare un punto nuovo e contagioso all'interno dell'impulso teatrale sperimentale, o se non rischi, all'interno di dinamiche spesso forse fin troppo aleatorie, di perdersi nella fatalità del caso.   

Visto  all’Antic Teatre di Barcellona, il  14 novembre 2013.

Carmen Pedullà

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